Modifica di un amplificatoreTV per la banda dei 70 cm 200 W di potenza resa con poca spesa

 

200 W di potenza resa con poca spesa

 

Onorio Cenni I4CIV

Premessa
Questo articolo trae origine da un oggetto che avevo ricevuto in regalo dall’amico Aurelio IK4MEB, il quale mi proponeva di trasformare un modulo amplificatore TV in un amplificatore per i 70 cm. Contento per l’oggetto ricevuto risposi che avrei tentato di realizzare quello che mi suggeriva facendo, nel contempo, esperienza su di un  modulo amplificatore che non avevo mai avuto fra le mani.
Cenni sul modulo
Si tratta di modulo amplificatore per la TV digitale terrestre per la banda IV e V realizzato con tecnologia microstrip che monta due LDMOS marcati MRF377H canale N prodotti dalla Freescale Semiconductor. Ciascun LDMOS è composto da un doppio mosfet di potenza in configurazione push-pull (coppia di due in parallelo) progettati per lo specifico impiego come amplificatori televisivi in classe AB per la frequenza da 470 a 860 MHz con un guadagno in potenza di circa 16,7 dB. impedenza input/output  pari a 50 ohm (1)
                                                                  
Il modulo detto anche pallet (foto n.1), è molto compatto e realizzato in modo professionale. Ho cercato in “rete” per avere qualche informazione in più, ma purtroppo non sono riuscito a reperire nulla. Allora ho cercato di risalire allo schema elettrico mediante una attenta osservazione della realizzazione. La costruzione del modulo è piuttosto complessa e la sua progettazione penso, come per la maggior parte di  altri progetti del genere, abbia origine partendo dalle note tecniche prodotte dai costruttori dei semiconduttori. Le applicazioni tecniche sperimentate sulla componentistica e proposte dalle case produttrici dei semiconduttori sono un ottima base di partenza per mettere in atto le migliori soluzioni ed adeguarle alla realizzazione di progetti specifici. Posizionando il modulo, partendo dal basso con il lato minore disposto verso l’osservatore, possiamo identificare subito l’ingresso RF che si trova sul lato sinistro il quale mediante una ibride 90° della Anaren divide il segnale  che proviene dall’eccitatore in due parti uguali per inviarlo nell’ingresso dei gate delle due coppie di mosfet. Continuando nella osservazione possiamo individuare i componenti deputati a fornire le tensioni di bias, per il quale ho provveduto ad interrompere,  sul circuito stampato, una pista per collegarla ai contatti normalmente aperti di un relè..

                                                                           
Proseguendo nella osservazione (foto n.2) si vedono che le strip-line entrano sugli ingressi dei gate ed escono dai drain delle coppie dei mosfet inoltre ci sono altri componenti che servono a by-passare le   piste che alimentano i vari stadi. Infine verso il lato superiore si notano che le uscite dei due drain       vanno ad un dispositivo che provvede a sommare la potenza fornita da  ciascuna coppia di Mosfet      Questo modulo amplificatore è alloggiato su di una generosa piastra di ame dalle dimensioni  di       90 x 84 x 6 mm. La potenza di questo amplificatore dovrebbe essere di circa 160 W per un impiego tipico televisivo in modalità DVB-T (ATSC). Così, dopo aver rilevato lo schema elettrico del pallet, che è l’elemento fondamentale dell’amplificatore, per realizzare e descrivere un amplificatore   completo dobbiamo fare riferimento alla fig. n.1 che riporta lo schema a blocchi del sistema utilizzato

                                                                                                                                                                               
  Alimentatore
2        Circuito di misura della potenza di uscita, della tensione di alimentazione e rilevazione della corrente assorbita con protezione per massima corrente.
3      Circuito di protezione per la massima temperatura del dissipatore, circuito di protezione per sovra-pilotaggio di potenza in ingresso oltre al circuito di protezione in caso di VSWR in uscita superiore a 3:1.
4      Ventilazione predisposta in modo continuativo con bassa sonorità ambientale e con funzionamento a regime delle ventole quando si passa in trasmissione oppure nel caso di intervento della protezione di massima temperatura resta attivo il raffreddamento del dissipatore.
5       Filtro passa basso per alta potenza con bassa perdita di inserzione e relè coassiale di antenna.
6      Un compatto contenitore dalle dimensioni 330 x 100 x 90 mm.
Di seguito descrivo le soluzioni adottate per ciascun punto sopraindicato.

- 1 - Alimentatore                                                                                                                                                                
La tensione di alimentazione per i MOSFET è di 32 V mentre la corrente massima assorbita da ciascun dispositivo è di 17 A. L’amplificatore, alimentato cautelativamente con 30 V, necessita di una corrente massima di circa 30 A. Al momento non disponendo di un alimentatore del genere ho provveduto a fornire una tensione leggermente inferiore e pari a 28 V con una corrente massima disponibile di 25 A. L’alimentatore è stato realizzato collegando in serie due alimentatori identici (foto n.3) di provenienza ex personal computer che ho modificato per avere una tensione stabilizzata e regolabile da 12 a 14 V. 
                                                     
Per la protezione contro il sovraccarico, gli alimentatori sono dotati di un fusibile, mentre per la protezione contro i cortocircuiti è presente un dispositivo elettronico di protezione. E’ inoltre presente una protezione per sovratemperatura. Nel caso si voglia utilizzare la soluzione proposta, evidenzio l’importanza di collegare, come da schema fig. n.2, due diodi opportunamente dimensionati, in grado di proteggere contro i guasti gli alimentatori nel caso in cui uno dei due interrompa, per qualche motivo, l’alimentazione (2).

                                                                         
- 2 – 3 – 4 Circuiti di protezione e misure
Per salvaguardare l’integrità dell’amplificatore in caso di un uso improprio o per causa di guasti interni, (foto n.4)

                                                                       
sono previste le seguenti protezioni capaci di intervenire rapidamente, per interdire il funzionamento dell’amplificatore a seguito di un comando proveniente dai sensori di controllo, fig. n.3.

                                                                         
In condizioni normali, quando l’alimentatore switching fornisce la tensione di 28 V, questa viene applicata ad un capo della bobina del Relè RL1, mentre l’altro capo della stessa bobina è collegato in serie alla sonda di temperatura T1 che in condizioni normali presenta i suoi contatti chiusi consentendo quindi all’altro capo della bobina del Relè di essere collegata al negativo dell’alimentatore. In queste condizioni RL1 si eccita attivando il contatto che  passa dalla posizione di normalmente aperto (NO) a quella di chiuso cosi da poter fornire la tensione di alimentazione al pallet amplificatore RF. In questa condizione le ventole girano a bassa velocità perché l’alimentazione avviene attraverso il diodo D3, la resistenza di 68 ohm – 5 W ed il diodo D4. Il dispositivo si trova in condizione di stand-by mostrando il LED giallo acceso (READY).
Continuando ad analizzare il funzionamento del suddetto circuito riscontriamo che il mosfet IRF9530 ha il gate collegato al positivo di alimentazione mediante la resistenza da 2K7 per cui il suddetto mosfet (canale P) risulta interdetto. Il gate dello stesso dispositivo è collegato,  per mezzo della resistenza da 2K2, al catodo del diodo Zener da 15 V -1 W, il cui anodo termina, by-passato da un condensatore di 10 nF, sul centrale di un pin RCA che va a sua volta al PTT. Quando il centrale di questo pin viene connesso al negativo (massa), l’anodo del diodo polarizza il gate del mosfet la cui tensione diventa di alcuni volt più negativa del source per cui il mosfet va in conduzione. La tensione di 28 V viene applicata al suo drain, la presenza di tensione fa accendere il LED verde (ON AIR) ed il diodo D5 by-passa la resistenza di 68 ohm 5 W in modo da far girare le ventole a regime. Contemporaneamente anche il relè RL2 riceve tensione e pertanto anche la sua bobina si eccita chiudendo uno dei suoi contatti per attivare l’alimentazione dei bias di polarizzazione dei due mosfet RF; contestualmente l’altro contatto dello stesso relè commuta la radiofrequenza proveniente dal RTX dal carico di 50 ohm – 5W sull’ingresso del pallet. La cronologia evidenziata si ha quando le tensioni applicate sono regolari a far funzionare correttamente l’amplificatore. L’attenuatore resistivo da 3 dB in serie all’ingresso dello stadio amplificatore (foto n. 5) ed il carico resistivo da 5W  sono deputati alla protezione dei mosfet RF in caso di intervento della protezione.

                                                                        
Nel caso dovesse verificasi un aumento della temperatura del dissipatore, che oltrepassi i limiti prefissati di circa 70 °C ( massima temperatura alla flangia del mosfet ), interviene la sonda termica che aprendo  il suo contatto provvede a togliere l’alimentazione alla bobina del relè RL1 che si diseccita. Quando il contatto di questo relè si apre, toglie  l’alimentazione di 28 V all’amplificatore, contestualmente  si spengono i LED verde (ON AIR) e giallo (READY), mentre  viene sganciato ed  inibito il comando del PTT; allo stesso modo si diseccita la bobina del relè RL2 i cui contatti da chiusi, una volta aperti, interrompono l’alimentazione dei bias dei mosfet RF, mente con l’altro contatto dello stesso relè si commuta la radiofrequenza che proviene dal RTX, per inviarla verso il carico da 50 ohm in modo da prevenire possibili danni ai suddetti mosfet RF. Infine, lo stesso relè RL1 quando è in condizioni di riposo, vale a dire diseccitato, mediante il suo contatto normalmente chiuso fa accendere il LED rosso (ALARM) e consente alle ventole di girare alla massima velocità per abbassare velocemente l’eccessiva temperatura dell’amplificatore RF e riportarlo nelle condizioni di sicurezza. Per ripristinare la condizione di sicurezza sono sufficienti alcuni minuti di attesa dopodiché, ristabilita la normale temperatura, l’amplificare riparte a funzionare regolarmente ed in maniera autonoma.
In merito alle protezioni, per la massima potenza di pilotaggio e per quella di un VSWR maggiore di 3:1, indicate in elenco ho ritenuto non fossero necessarie per mio specifico impiego. La massima potenza che può erogare il mio TX non supera i 12 W, l’attenuatore resistivo da 3 dB è sempre inserito e la manopola per la regolazione della potenza di uscita una volta regolata per in giusto pilotaggio non viene più toccata. Per quanto riguarda il VSWR in uscita la mia antenna è frequentemente in manutenzione,  ha un ottimo adattamento di impedenza il cavo coassiale che uso è di buona qualità e di lunghezza contenuta. Da queste semplici considerazioni, ritengo che se avessi inserito le suddette protezioni, queste avrebbero avuto una possibilità molto remota di intervenire. Ho ritenuto che il rischio fosse accettabile a fronte della maggior semplicità del progetto ma anche perchè, come diceva Henry Ford, “quello che non c’è non si rompe”.   

 - 5 - Filtro passa basso e relè di commutazione RF  
Il segnale di uscita dall’amplificatore RF non avendo una elevata purezza spettrale presenta diverse armoniche, un amplificatore di tipo pus-pull sopprime in genere la seconda armonica di circa 40- 50 dB, mentre la terza armonica è soppressa soltanto di 10 – 15 dB. Risulta pertanto necessario un filtro passa basso con frequenza di taglio leggermente superiore ai 432 MHz. Il filtro a 5 celle è derivato dal filtro Chebyshev, con tre condensatori e due capacità ( C1 = C3 = 12,07 pF; C2 = 17,97 pF; L1 = L2 = 0,217 microHenry ) - (foto n. 6), 

                                                                       
che presenta una bassa perdita di inserzione a 432 MHz - 0,3 dB con un basso VSWR, mentre l’attenuazione della seconda  armonica a 864 MHz è di circa – 63 dB e quella della terza armonica a 1296 MHz è di circa – 56 dB. La progettazione del filtro è stata fatta utilizzando il programma “AADE” liberamente accessibile fig. n.4.

 
                                                                            
Il filtro Chebyshev rispetto ad atri tipi di filtri è caratterizzato da alta pendenza con una minima quantità di componenti che sono le condizioni preferite per le costruzioni amatoriali. Uno degli aspetti negativi di tale filtro e che è molto più sensibile ai valori delle tolleranze dei componenti. Questo può essere un problema per una produzione industriale di serie, mentre può non esserlo per le nostre costruzioni amatoriali quando si ha la possibilità di misurarlo e tararlo singolarmente. All’uscita del filtro ho inserito, ai soli fini della osservazione strumentale, un dispositivo per il rilevamento della potenza di uscita e del VSWR (foto n. 7- 8).

Infine in questa realizzazione non ho inserito sul connettore diretto all’antenna un relè coassiale perché, nel mio caso, non necessaria dal momento che avevo già installato un relè coassiale in prossimità dell’antenna che mi consente di arrivare alla radio con una doppia discesa (delle quali una per la ricezione mentre  l’altra per la trasmissione). Se si  adotta questa configurazione è indispensabile, ai fini della protezione sull’ ingresso dell’amplificatore, inserire un relè che in condizioni di riposo connetta l’uscita del RTX su di un carico resistivo da 50 ohm -5 W.  

- 6 - Contenitore e dissipatore termico, punto 6      
Il pallet è composto da un circuito stampato fissato su di una piastra di rame 90 x 84 mm spessore 6 mm. Allo scopo di aumentarne la dissipazione termica ho provveduto ad “imbullonarlo” su di un radiatore di alluminio alettato delle dimensioni 150 x 100 x 50 mm. La piastra di rame deve essere strettamente imbullonata mediante 8 viti da 3 MA. Quando si imbullona la piastra di rame su quella di alluminio occorre interporre fra le due superfici di contatto del grasso di silicone. Inoltre bisogna fare in modo che le due superfici a contatto fra di loro siano perfettamente piane e levigate al fine di avere una perfetta aderenza su tutte le superfici.


Sulla parte superiore del radiatore è stata fissata la sonda rivelatrice della temperatura (foto n. 9),  mentre sui due lati minori dei radiatori sono state installate due ventole piatte, sempre in funzione a basso regime ma con la possibilità di andare a pieno regime quando l’amplificatore è in trasmissione oppure quando interviene la sonda di temperatura allo scopo di sottrarre più velocemente il calore alle alette del dissipatore. In merito alla verifica di funzionamento del sensore termico, questo può essere verificato scaldandolo con la punta di un saldatore a stagno. Raggiunta la temperatura di intervento si può ascoltare il “ clik” generato dallo scambio del contato, indice di un corretto funzionamento della protezione.
- Verifica del funzionamento e collaudo
All’inizio occorre accendere l’alimentatore e verificare la corretta tensione di alimentazione di 28 V. Poi si alimenta l’amplificatore,  non prima di aver collegato sia l’ingesso che l’uscita a due carichi resistivi da 50 ohm, al fine far “vedere” all’ingresso e all’uscita una corretta terminazione. Appena si da tensione all’amplificatore si deve ascoltare il rumore dello scatto del relè RL1, per poi vedere immediatamente il LED giallo accendersi (READY) mentre la rotazione delle ventole genera un leggero rumore acustico perché girano lentamente.  Quindi collegato a massa l’ingresso del PTT, l’amplificatore va in trasmissione con l’accensione del LED verde (ON AIR) mentre le ventole aumentano la loro velocità passando allo stato di pieno regime. Questa prova iniziale serve per verificare il valore della corrente di riposo assorbita dai mosfet. La corrente di riposo (bias) è particolarmente sensibile alla tensione di gate e può essere regolata mediante due trimmer resistivi, uno per ogni coppia di mosfet. Per il funzionamento dell’amplificatore in classe AB, il valore della  tensione è di circa 5 V per una corrente di riposo complessiva di circa 4 A. Togliendo la massa dall’ingresso del PTT, la trasmissione viene disabilitata. Successivamente dobbiamo pilotare l’amplificatore  mediante la potenza derogata dal nostro TX. Scolleghiamo quindi dall’ingresso dell’amplificatore il carico resistivo da 50 ohm, ed inseriamo sullo stesso ingresso il rele RL2. Con l’apparato radio in trasmissione con 1,5 W di eccitazione alla frequenza di 432.300 MHz la potenza di uscita misurata sul Bird è stata di circa 50 W. Con questa seconda prova abbiamo verificato che l’amplificatore  funziona regolarmente ma con il miglior rendimento, a larga banda, nel range di frequenza dei canali televisivi dove è stato progettato. Per ottimizzarlo sulla frequenza dei 432 MHz occorre fare in modo che la sua resa sia spostata più in basso di frequenza. Poiché come si evince dalle note applicative, l’impedenza di ingresso, ed il guadagno, diminuiscono con l’aumentare della frequenza e l’adattamento di impedenza è ottimo soltanto su di una banda di frequenza ristretta: per ottimizzare il funzionamento dell’amplificatore e la sua resa più in basso di frequenza occorre procedere, per gradi, con piccole modifiche. Essendo piuttosto difficile intervenire sulle strip-line, l’unico modo che resta è quello di intervenire sulle capacità collegate alle stesse strip-line. Quindi per far lavorare l’amplificatore sui 432 MHz ho aggiunto due trimmer capacitivi isolati in teflon da 1,2-10 pF, ciascun trimmer è saldato a metà delle strip-line verso i gate di ciascuna coppia di mosfet. Poi con la stessa potenza di eccitazione della prova precedente e pari a 1,5 W ho tarato i primi due compensatori per la massima potenza di uscita, inoltre per affinare la taratura ho aggiunto altri 2 condensatori ceramici da 10 pf NPO sempre dal lato gate saldati alla fine delle stesse strip-line. Infine sulle metà delle strip-line lato drain ho inserito due condensatori ATC B da 12 pF, sempre allo scopo di ottenere la miglior ottimizzazione e la massima potenza (foto n. 10).


Poi utilizzando sempre la stessa potenza di eccitazione ho ripetuto le tarature per la massima uscita mantenendo sotto controllo la corrente complessiva assorbita dal modulo. Dopo questa taratura, con l’amplificatore pilotato dopo l’attenuatore, con 2,5 W, la potenza ottenuta, prima dell’intervento della compressione, è stata di circa 200 W con un guadagno di circa 19 dB. L’assorbimento di corrente è di circa 22 A con una alimentazione di 25 V. Per ottenere 200 W sul connettore di uscita se ne consumano quasi 550 W dei quali 350 W sono dissipati in calore con un rendimento dell’amplificatore di circa 37% (l’amplificatore deve essere ben raffreddato perché scalda parecchio). Comunque il risultato ottenuto (foto n.11 – 12 )


mi ha soddisfatto, considerando che l’amplificatore ha ancora un margine per funzionare a pieno regime potendolo alimentare con una tensione di 30 V e facendogli assorbire una corrente massima di circa 30 A.
Conclusioni
L’oggetto che sarebbe sicuramente finito fra i RAEE (Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche) ha trovato invece un pratico riutilizzo che al giorno d’oggi potrebbe essere definito con il termine di economia circolare. Ringrazio Aurelio IK4MEB per avermi dato questo modulo amplificatore al fine di comprendere meglio il suo funzionamento e raggiungere l’obiettivo prefissato di trasformarlo in un amplificatore per i 70 cm.
                                                                                                      i4civ.onorio@gmail.com  
 
 
La presente descrizione è stata pubblicata su Radio Kit Elettronica anno 2019 mese di dicembre a pagina 6

        Referenze :
(2)    Radio Kit Elettronica n. 11/2017 pag.8
 
 
 
 
 
 

Dalla segreteria telefonica al voice recorder



                  


Onorio Cenni I4CIV
DALLA SEGRETERIA TELEFONCA AL VOICE RECORDER

                                                   Un accessorio utile durante i contest
 Premessa                                                                 

Nei mercatini per OM capita spesso di trovare delle occasioni a prezzi vantaggiosi per acquistare accessori utili all’attività radioamatoriale. Recentemente, in uno di questi mercatini, ho avuto modo di comprare, per pochi euro, una segreteria telefonica digitale, nuova e di piccole dimensioni. Il mio intento era quello di poterla utilizzare per le mie radio come dispositivo di chiamata automatica. E’ noto infatti la comodità di avere un Voice Recorder in grado di sostituire la viva voce dell’operatore quando si svolge attività sulle bande VHF e superiori dove, purtroppo, c’e poco traffico, oppure in HF, o durante i contest.


La segreteria marcata CRIMP – DENMARK  mod. Play-it 8110 è provvista di marcatura CE, ed è contenuta in un robusto contenitore metallico a basso profilo, verniciato di bianco delle dimensioni di  mm 137 x 124 x 32 (foto 1)
La costruzione è altamente professionale in quanto fa uso di componenti di ottima qualità e di note marche. Il circuito stampato è a doppia faccia con fori metalizzati ed è serigrafato oltre che verniciato con una sostanza protettiva trasparente; un esecuzione di questo tipo presuppone pregevoli risultati in termini di qualità vocale. 
Il cuore del circuito della segreteria è l'integrato ISD 1416P 

che si trova montato quasi al centro dello stampato ed ha come contorno diversi circuiti integrati dedicati alla gestione delle sue principali funzioni (foto 2). Il pannello frontale si presenta nel seguente modo; partendo dal lato sinistro vi è una presa telefonica a 4 contatti, un pulsante PLAY con relativo led di colore verde, un pulsante RECORD con relativo led rosso ed un pulsante MESSAGGE seguito da una fila di 4 led gialli, più uno di stand-by, i quali accesi singolarmente indicano quale memoria, selezionata dal pulsante MESSAGE, è in uso. Invece, sul retro del pannello vi è una presa bipolare per l’alimentazione da 14 a 25 Vdc- max 100 mA e tre prese telefoniche per dati IN ed OUT, oltre ad una presa denominata PHONE a 4 contatti.

(Foto2)


Dopo queste osservazioni sarebbero state sicuramente utili altre informazioni prima di provare ad utilizzare questo prodotto. Purtroppo, da una ricerca in Internet, non ho trovato nulla e così dopo aver constatato che era impossibile ricavarne lo schema seguendo le piste del circuito stampato, non mi restava altro che fare alcune prove allo scopo di verificarne il funzionamento cercando di usare un po’ di buon senso e qualche competenza. Dopo aver alimentato il dispositivo, verificato il corretto assorbimento e la regolare accensione dei led (sia delle memorie che quelli relativi ai pulsanti), mi sono procurato una cornetta telefonica munita di cavo con il relativo connettore a 4 pin.
Una volta inserito il cavo della cornetta sulla presa frontale, ho registrato un messaggio che poi ho provato ad ascoltare tramite lo stesso auricolare ma, purtroppo, nulla si poteva riascoltare. Allora ho tolto il connettore dalla presa frontale e l’ho inserito in quella sul retro (denominata PHONE) potendo così riascoltare fedelmente il messaggio precedentemente registrato. Le successive prove sulle 4 memorie mi hanno dato la possibilità di accertare il corretto funzionamento dell’intero dispositivo.
Quindi, sapendo di avere una buona base su cui lavorare, ho deciso di effettuare alcune semplici modifiche per poterlo utilizzare per la radio come Voice Recorder. Riporto, di seguito, alcune note che potrebbero essere utili come riferimento per le modifiche di altri piccoli registratori digitali come le agende elettroniche parlanti (anche queste facilmente disponibili a basso costo).
Da Internet ho scaricato il data-sheet del dispositivo di sintesi e riproduzione vocale denominato ISD1400 la cui famiglia è costituita da ISD1416 e ISD1420 nelle varie versioni di package. Il chip utilizzato in questo progetto è un ISD1416P a 28 piedini prodotto dalla Information Storage Device Inc. che dispone di caratteristiche a dir poco sbalorditive se raffrontate agli anni in cui era nato.
Ne cito solamente alcune, dato che tutti i particolari sono facilmente disponibili in rete Internet.
-        preamplificatore microfono integrato
-       corretta registrazione dei suoni sia a basso che ad alto livello di volume grazie al dispositivo di AGC che ne evita le distorsioni
     memorizzazione diretta del segnale analogico
-       filtri integrati per l’eliminazione dei disturbi
-        oscillatore o clock di sistema integrato
-    memorie riscrivibili per la memorizzazione dei messaggi campionati di tipo non volatile integrate
-        assenza di alimentazione delle memorie, queste non necessitano di alcuna alimentazione per il mantenimento dei dati. La grande affidabilità di queste memorie e la facilità con cui è possibile riscriverle permette al dispositivo ISD 1416P di mantenere inalterati i dati memorizzati per almeno 10 anni ( sempre in assenza di alimentazione) e di essere riscritti per circa 10.000 volte
-        capacità di memorizzazione di 16 secondi
-        amplificatore di uscita in grado di pilotare direttamente in altoparlante con una riproduzione  estremamente fedele della voce umana grazie ad una ampia banda passante.
Nel data-sheet è riportato anche uno schema applicativo molto esaustivo che ho utilizzato come riferimento per alcune semplici e non invasive modifiche che ho realizzato.
Descrizione delle modifiche
Individuati i riferimenti, SP+ ed SP- ai pin 14 e 15, dove collegare un altoparlante di 16 Ω, ho provveduto a collegarne uno da 8 ohm e del diametro di 57 mm con in serie una resistenza da 5,6 Ω - 0,5 W ed un interruttore in serie per escluderne l’eventuale ascolto. Il circuito prevede anche il prelievo del segnale da inviare, opportunamente filtrato, per la RF e dosato di livello, all’ingresso del microfono dell’apparato RTX così come descritto nello schema n.1.
Poi al riferimento MIC corrispondente ai pin 17 ho collegato una capsula microfonica a condensatore, così come indicato nello schema n. 2.
Il microfono, essendo preamplificato, ha la necessità di essere alimentato. Ho saldato quindi, con un conduttore, il suo positivo alla pista del circuito stampato che porta la tensione di 5 Volt ad un circuito integrato adiacente.
Dopo queste aggiunte ho ripetuto le prove di registrazione e di ascolti ricavandone un buon esito. Ricordo brevemente la procedura di registrazione:
1) si seleziona con il pulsante MESSAGGE il numero corrispondente del messaggio su cui registrare;
2) quindi si tiene premuto per tutto il tempo necessario il pulsante RECORD e parlando con un tono di voce normale ed ad una distanza di circa 20 cm dal microfono si registra il messaggio mentre il led rosso resta acceso per tutto il tempo della registrazione. Questa dovrà essere di 4 secondi nel caso si volessero utilizzare tutte e 4 le memorie separate oppure di 16 secondi per l’utilizzo di una sola memoria;
3) terminato il messaggio si deve rilasciare il pulsante. Se si dovessero superare i 16 secondi, si spegne il led e la registrazione termina mantenendo integro tutto il messaggio registrato fino a quel momento.
I messaggi così registrati si possono riascoltare in altoparlante premendo il pulsante PLAY. Per l’uso del Voice Recorder in trasmissione, l’ascolto dell’audio può essere inibito dall’interruttore posto in serie all’altoparlante 

Interfaccia con la radio
Dopo aver constatato che l’uscita audio, mediante la regolazione del potenziometro P1, è adatta a fornire il giusto livello di segnale da inviare all’ingresso audio al microfono del transceiver, il passo successivo prevede che il Voice Recorder mandi automaticamente in trasmissione l’apparato radio alla partenza del messaggio mediante la sola pressione del pulsante PLAY, poiché non è assolutamente pratico azionare a parte e manualmente il PTT della radio.
Con la pressione del pulsante PLAY parte il messaggio e contestualmente nello stesso istante si accende il led verde il cui catodo va ad assumere per tutta la durata del messaggio la condizione logica uguale a zero. E’ possibile sfruttare questa condizione logica (schema n. 3)
e mediante l’utilizzo di una porta NAND invertire lo stato di uscita, infatti quando i pin 1 e 2 dell’integrato CD4093BE sono a livello basso il pin 3 di uscita della logica si porta a livello alto e polarizza il transistor Darlington T1 che andando in conduzione fa eccitare, per tutta la durata del messaggio il relè RL1. Un contatto ausiliario normalmente aperto collega a massa il PTT del RTX che va in trasmissione quando si eccita il suddetto relè.
Esecuzione montaggio
Sul pannello frontale, una capsula microfonica a condensatore di piccole dimensioni è stata infilata con una lieve pressione all’interno della presa per l’ingresso della cornetta telefonica, eliminando prima i quattro contatti interni ed allargando il foro per adattarlo al diametro della capsula (foto n. 3)
(foto n. 3).
.
 Sul fianco sinistro di tale presa una piastrina millefori di 10 mm x 10 mm, con i pochi componenti necessari per il corretto funzionamento del microfono, è stata bloccata mediante un capicorda ad una vite 3MA che tiene fissato il circuito stampato del registratore al contenitore. Mentre, sul retro del pannello, sono state eliminate le prese telefoniche non più utilizzate, fissando al loro posto con due viti da 3MA una squadretta di alluminio al circuito stampato.
Tale squadretta ha il compito di sorreggere il potenziometro P1, un interruttore per escludere l’audio del altoparlante e due prese RCA; una di queste è di colore rosso per l’uscita del segnale audio da inviare all’ingresso del microfono del RTX, mentre l’altra è di colore nero e si utilizza per il comando del PTT del RTX. A fianco della squadretta in verticale e della stessa altezza è stata posizionata una piastrina millefori di 20 mm x 20 mm che contiene i componenti dello schema n.1. Infine, per ragioni di spazio, un'altra piastrina di 30 mm x 30 mm che sorregge i componenti del circuito di commutazione automatica, trova posto a fianco dell’altoparlante che ho fissato, con una goccia di collante, su di una parte del circuito stampato della scheda madre priva di componenti, così come si evince dalla (foto n.4) .
foto n. 4)
Il circuito di commutazione automatica viene alimentato direttamente dall’uscita + 5 Volt del circuito integrato L7805 della scheda madre. Queste modifiche, di fatto semplici, richiedono comunque ordine e precisione e la raccomandazione di fissare bene le schedine aggiunte in maniera da evitare ogni possibile contatto elettrico con i componenti adiacenti pena gravi danni per cortocircuito.
Al termine delle modifiche e richiuso il contenitore, il Voice Recorder è pronto per essere utilizzato. L’unità così predisposta ci consente, sul davanti, l’azionamento dei comandi e la visione, mediante i led, dello stato di funzionamento, mentre sul retro sono disposti i connettori per l’interfaccia con la radio, l’interruttore per escludere l’AP ed il potenziometro per la regolazione del livello audio da inviare all’ingresso del microfono (foto n. 5
L’alimentazione è garantita da un piccolo alimentatore esterno in grado di fornire una tensione continua da 14-25 Volt e 300 mA di corrente.


foto n. 5)
Conclusione
Per le prime prove di funzionamento occorre collegare le due prese RCA con due cavi schermati alla radio mentre al connettore di antenna della stessa radio va connesso un wattmetro passante con un carico fittizio. Quindi possiamo inviare un messaggio registrato e regolare il potenziometro P1 fino ad ottenere lo stesso livello di modulazione e potenza che si ha utilizzando il microfono della radio; inoltre è anche possibile ascoltare contemporaneamente la qualità della modulazione usando un altro ricevitore come monitor sintonizzato sulla stessa frequenza. Collegando la radio all’antenna, ed avendo un nostro corrispondente all’ascolto, è possibile effettuare anche ulteriori aggiustamenti per ottimizzare la qualità della modulazione.
I rapporti ottenuti sono stati positivi tanto che qualche corrispondente difficilmente era in grado di distinguere la differenza fra la qualità del messaggio registrato con quello della viva voce.
Concludendo, segnalo che non sono state rilevate interferenze dovute ad eventuali rientri di RF, anche utilizzando in trasmissione la massima potenza consentita dalla normativa in vigore per le licenze rilasciate ai radioamatori italiani.

  i4civ.onorio@gmail.com
 

La presente descrizione è stata pubblicata su Radio Kit Elettronica anno 2013 nese luglio/agosto a pagina 38



NanoVNA un “Piccolo” strumento di misura



nanoVNA
 


Onorio Cenni I4CIV

Descrizione

La rincorsa alle dimensioni sempre più ridotte ed alle prestazioni sempre più evolute continua senza tregua al punto che tanti piccoli strumenti di misura, piccoli come dimensioni fisiche ma grandi come prestazioni, sono facilmente disponibili. Recentemente la mia attenzione si è rivolta verso un interessante strumento, in vendita on-line, frutto di un insieme di progetti sviluppati nel corso di diversi anni: Si tratta di un analizzatore di rete vettoriale portatile VNA (Vector Network Analyzer) in grado di misurare tutti i parametri di ampiezza e fase dei segnali relativi alla trasmissione e riflessione in funzione della frequenza. La gamma di frequenza di funzionamento può spaziare da 50 kHz sino a 300 MHz con una dinamica migliore di 70 dB ed una elevata accuratezza. Lo strumento è comunque in grado di arrivare sino a 900 MHz con prestazioni leggermente ridotte.  La banda compresa da 300 MHz - 600 MHz offre una dinamica migliore di 50 dB mentre la banda compresa da 600 MHz – 900 MHz ha una dinamica migliore di 40 dB.  Lo strumento viene abilitato di default con il firmware esteso 4 tracks per un funzionamento fino a 900 MHz, comunque a scelta si possono caricare i cinque firmware di cui  tre in funzione delle prestazioni richieste, mentre gli altri due permettono allo strumento di lavorare a più alte temperature. Il firmware definito nanoVNA_800_ch: 50K-900MHz 5*7 Bitmap font 4 tracks è quello raccomandato. Lo strumento è portatile poiché viene alimentato mediante una pila al litio entro-contenuta che ha una autonomia prevista di circa 2 ore.
Le prestazioni di base dichiarate sono molto interessanti così come è buono il rapporto qualità prezzo:
  •         Dimensioni del case: 54 mm x 85,5 mm x 11 mm (senza connettori ed interruttore)
  •         Frequenza di impiego: 50KHz-300 MHz da 50 kHz a 900 MHz abilitato con firmware esteso.
  •         Potenza di uscita: -13 dBm  (massimo -9 dBm)
  •         Gamma di misurazione: 70 dB (50 kHz-300 MHz), 50 dB (300 MHz-600 MHz), 40dB (600MHz-900 MHz)
  •        SWR ai connettori SMA: < 1.1
  •        Display: TFF da 2,8 pollici
  •         Interfaccia USB: modalità di comunicazione USB tipo C : CDC (seriale)
  •         Alimentazione: USB 5 Volt 120 mA, batteria integrata da 400 mAh, massima corrente di carico 0,8Amper
  •        Numero di punti di taratura: 101 (fisso)
  •         Numero di punti di scansione: 101 (fisso)
  •        Monitoraggio display: quattro marcatori, quattro tracce e cinque impostazioni risparmio energia.
  •         Tolleranza di frequenza: < 2,5 ppm
  •         Precisione della frequenza: < 0,5 ppm  
Lo strumento mi è stato recapitato, mediante corriere, esattamente nei tempi previsti in riferimento alla data dell’ordine/pagamento. All’interno del pacchettino, realizzato mediante un generoso involucro in bolla e confezionato in maniera da reggere adeguatamente gli stress da trasporto, vi era contenuto tutto quanto previsto :
1) L’analizzatore vero e proprio completo di batteria da 400 mAh, 
2) il Kit di calibrazione composto da tre connettori in SMA, 
3) un connettore SMA femmina-femmina, 
4) due cavi RG174 lunghi 70 cm intestati con connettori SMA maschio – SMA maschio, 
5) un cavo USB tipo C per collegamento al PC 
6) oltre ad una custodia con coperchio in metallo satinato per contenere e proteggere dopo l’uso l’analizzatore ed i componenti a corredo.  (foto n.1) 
Questo strumento si presenta con un display LCD a colori da 2,8 pollici ( 320 x 240 ). Il case in metallo è grado di ridurre sufficientemente le possibili interferenze esterne e quindi migliorare l’accuratezza delle misure. Guardando lo strumento dalla parte del display notiamo che nella parte laterale sinistra sono posizionati due connettori SMA. quello verso il basso, denominato CH1, che sul retro riporta la denominazione RX: quello posizionato verso l'alto, sul retro, riporta la denominazione TX. Il connettore TX (output port ) è quello del generatore e si usa per le misure di S11, SWR e RL su antenne. Il connettore RX (input port) serve come ricevitore per altre misure, S21 quando si devono fare misure su filtri RF, il guadagno di antenne, di un amplificatore od altro. Sulla parte superiore possiamo notare un connettore USB per il collegamento al  PC attraverso il quale è anche possibile caricare la batteria interna, la batteria può essere caricata anche senza l’usare il PC collegando tale presa USB ad un caricabatterie standard da 5 Volt. A fianco di quest’ultimo connettore si trova un piccolo interruttore con la scritta ON – OFF che serve per attivare o spegnere il VNA. Poi a fianco dell’interruttore è posizionato un piccolo LED che emette una luce di colore azzurro. Questo LED lampeggia durante la carica della batteria, mentre quando la luce si presenta costante indica che la batteria è carica. Durante la scarica la luce emessa dal LED resta fissa e costante mentre quando il LED inizia a sfarfallare significa che la carica della batteria si sta esaurendo e quindi occorre collegare il caricabatteria in tempo utile per provvedere alla sua ricarica. Infine sulla destra è posizionato un  selettore in grado di svolgere diverse funzioni che di seguito saranno evidenziate .    
Il manuale operativo, non fornito, può essere scaricato dalla rete cercando l’ultima versione . All’interno di questo manuale, composto da poche pagine, viene riportata una sommaria descrizione delle tante funzioni che lo strumento è in grado di effettuare. Le informazioni riportate sono comunque utili e servono come base di partenza per iniziare ad usare correttamente lo strumento e per comprendere meglio come muoversi nel sostanzioso “menù”. Le informazioni riportate fanno riferimento alla impostazione della gamma di frequenza, alla calibrazione dello strumento, alla selezione della traccia e del formato da visualizzare, al canale (display) ed al salvataggio dei dati nella memoria interna. Nella terzultima pagina del suddetto manuale è riportato lo schema  a blocchi (figura1)   dispari del Si5351A al fine di supportare la frequenza di misura fino a 900 MHz. Il manuale riporta nell’ultima pagina lo schema elettrico del suddetto dello strumento.
Come si evince la generazione dei segnali RF è demandata al Si5351A, il segnale di clok è a 26 MHz. Un algoritmo di frequenza provvede alla estensione armonica
Lo strumento può essere interfacciato ad un PC mediante un semplice e pratico software, da scaricare in rete. I vantaggi della visione delle varie misure sullo schermo di un PC, sono innegabili, come pure la  possibilità di esportare i file che si possono generare durante l’esecuzione delle varie misure.    
Dopo aver acceso il VNA possiamo entrare nel “menù” e selezionare le varie funzioni mediante due modalità differenti. Una modalità detta  Touch Screen si attua toccando con la punta di una penna l’area a destra verso il basso dello schermo per attivare la funzione dei tasti virtuali, mentre l’altra modalità è quella di premere e ruotare verso destra o verso sinistra il selettore posizionato sul lato superiore destro dello strumento. Prima di usare lo strumento, al fine di garantire l’accuratezza delle misure, è necessario effettuare la calibrazione. Per questa operazione è necessario prestare un minimo di attenzione anche se si tratta di una operazione che richiede semplicemente di collegare uno alla volta i campioni “ open, short e load ” forniti nel kit di calibrazione. (foto n 2) 


Dettagli sulla calibrazione

La calibrazione (OSLT) può essere effettuata in un qualunque intervallo di frequenza di nostro interesse. Nello specifico scegliamo di effettuarla partendo da 50 kHz fino a 900 MHz. Per entrare nel “menù” tocchiamo, con la punta della penna, il lato destro in basso sulla schermata, appare la scritta CAL da questo passiamo su CALIBRATE che appena toccato apre l’interfaccia di calibrazione. Sulla porta CH0 andremo ad inserire a turno, uno alla volta, i tre campioni “open, short e load e dopo aver atteso qualche secondo che lo schermo si stabilizzi occorre toccare con la punta della penna i menù corrispondenti che sono OPEN, SHORT, LOAD, ISOLN quest’ultimo va in esecuzione senza l’inserzione di alcun campione.  Infine dovremo collegare mediante il cavo coassiale in dotazione la porta CH1 con la porta CH0 ed andremo a toccare THRU Quest’ultima operazione sposta il piano di riferimento della misura sulla estremità del cavo adattatore.  Finita la calibrazione toccando DONE si aprono le finestre SAVE0 ; SAVE1 ; SAVE2 ; SAVE3 SAVE4. La calibrazione può essere salvata nello stato 0 fino allo stato 4. Solitamente viene salvata in SAVE0.  Chiudiamo l’operazione di calibrazione toccando BACK. Queste operazioni, se eseguite correttamente, hanno calibrato lo strumento nelle condizioni di uso previste per le misure che andremo ad effettuare. Possiamo, volendo, verificare la corretta calibrazione in questo modo: Aprire la finestra DISPLAY, poi FORMAT e toccare su SMITH in questo modo sullo schermo appare la carta di Smith. Inserire sulla porta CH0 il campione open si deve vedere il marcatore, indicato dal triangolino 1, posizionarsi tutto sulla destra ed esattamente nel centro del punto di congiunzione della retta con il cerchio ( punto ad impedenza infinita). Inserendo poi sempre sulla stessa porta il campione short si deve vedere il marcatore, indicato dal triangolino 1, questa volta posizionarsi tutto sulla sinistra ed esattamente nel centro del punto di congiunzione della retta con il cerchio ( punto ad impedenza zero ). Infine inserendo il campione load il marcatore, indicato dal triangolino 1, deve posizionarsi esattamente sul centro della retta e del cerchio (punto ad impedenza a 50 ohm). La suddetta calibrazione può essere visionata, collegando il campione load, anche in modalità SWR. Aprire la finestra DISPLAY, poi FORMAT e poi toccare SWR. Sulla schermata in alto appare la descrizione SWR 1.0/1.0  F = 50 kHz mentre in basso notiamo una riga gialla con il marcatore, indicato dal triangolino 1 posizionato su start al valore della frequenza di inizio pari a 50 KHz. Toccando, con la punta della penna, il triangolino 1 e trascinandolo verso destra lungo la retta fino alla frequenza di stop 900 MHz vedremo che l’SWR indicato in alto rimane sempre uguale a zero al variare della frequenza che sarà indicata in F (in alto a destra) in base alla posizione del triangolino 1 sulla retta. L’operazione di trascinamento si può fare anche mediante la rotazione, verso destra o verso sinistra, del selettore. Di seguito riporto nalcune misure che sono state eseguite con lo scopo di acquisire un pò di confidenza con lo strumento.       

Misure sull’antenna a stilo in dotazione al RTX Yaesu FT817ND
L’antenna a stilo in esame è realizzata mediante due stili che si possono avvitare fra loro. La composizione dei due stili avvitati permette all’antenna di essere utilizzata per la frequenza dei 144 MHz che per quella dei 440 MHz. Il connettore dell’antenna è un BNC maschio adatto per essere collegato all’apparato provvisto di un BNC femmina. Quest’antenna per essere collegata alla porta CH0 del nanoVNA, provvisto di connettore SMA femmina, necessita di un connettore di adattamento da BNC femmina a SMA maschio. Utilizzando questo adattatore potremmo falsare la misura che andremo ad effettuare. Conviene quindi calibrare la porta COM0 con il connettore di adattamento avvitato sulla stessa in modo tale che il piano di riferimento di misura diventi il punto di attacco dell’antenna vale a dire il connettore BNC. Inoltre sarebbe necessario simulare la massa del “case” del RTX – FT 817, ma non potendo avere la certezza di una simulazione precisa, si preferisce non tenerne anche perché questo test è finalizzato solamente allo scopo di prendere confidenza con lo strumento e non propriamente per “indagare a fondo” sulle risonanze dell’antenna a stilo. Lo stilo collegato allo strumento deve trovarsi ad una sufficiente distanza dagli oggetti circostanti al fine di evitare i possibili effetti parassiti, in grado di simulare in maniera arbitraria il “case” dell’apparato ed interferire sulla precisione della misura. Durante il test si nota inoltre che i valori delle misure cambiano, anche se di poco, quando si modifica il piano dello stilo da orizzontale a verticale. Sapendo che lo stilo in esame, può essere  utilizzato per la frequenza dei 144 MHz che per quella dei 440 MHz possiamo impostare sullo strumento di misura la frequenza di inizio e la frequenza di arresto e la frequenza centrale. Quest’ultima corrisponde alla frequenza di inizio più la frequenza di arresto diviso due. La frequenza di “span” vale a dire la frequenza spaziata dallo strumento nell’intervallo di scansione è definita dalla differenza fra la frequenza di arresto e la frequenza di inizio.
Nota: in zero “span”, la frequenza iniziale, la frequenza di arresto e la frequenza centrale sono sempre impostate sullo stesso valore. In questo modo è possibile utilizzare la porta CH0 come generatore di segnale ad onda quadra con uscita ad ampiezza fissa.
In pratica per avere la visualizzazione completa delle due risonanze dell’antenna procediamo ad impostare i necessari valori di frequenza. Per entrare nel “menù” tocchiamo l’angolo in basso a destra della schermata quindi tocchiamo il riquadro STIMULUS poi START si presenta in questo sullo schermo una tastiera alfanumerica. Digitiamo sulla tastiera i numeri e le lettere relativi alla frequenza di inizio, poi con STOP digitiamo i numeri e le lettere relativi alla frequenza di arresto. Per la misura di quest’antenna impostiamo 100 MHz come frequenza di inizio e 600 MHz come frequenza di arresto, mentre la frequenza centrale risulta essere di 350 MHz. Usciamo cliccando su BACK. Ritorniamo sul riquadro DISPLAY tocchiamo FORMAT ed infine il riquadro SWR , lo schermo presenta la videata del swr (foto n 3).  

Per visualizzare la videata del return-loss con 10dB/per divisione verticale passiamo da FORMAT per cliccare su LOGMAC.  A 145 MHz il return loss è di 20.02 (foto n.4)


Misura di un filtro passa basso

Il filtro da testare è un LOW PASS FILTER 420 MC della Bird Electronic Corp. – Part NO C-2016-1D  Cleveland, Ohio (foto n 5)


Per l’esecuzione della misura procediamo a collegare il filtro come indicato nella (figura n 2). 
Inizialmente possiamo impostare lo “span” da 50 kHz a 900 MHz e come schermata iniziale possiamo usare la modalità SWR  Con la punta della penna possiamo trascinare il marcatore, indicato dal triangolino 1, lungo la traccia al fine di riscontrare il SWR alle varie frequenze. Successivamente possiamo fare uno zoom per avere più dettagli in quella parte della curva di maggior nostro interesse. Questo si può fare entrando nel “menù" e toccando il riquadro STIMULUSper impostare le nuove frequenze di inizio e di fine. Il retur-loss può essere visionato mediante la finestra


LOGMAC alla quale si accede da DISPLAY e FORMAT . Possiamo visionare il “comportamento” del suddetto filtro sulla carta di Smith (foto n 6) cliccando sul riquadro SMITH


Infine sulle due tracce (firmware di default) colorate TRACE0 di colore giallo, TRACE1 di colore blu, selezionabili dal riquadro TRACE possiamo posizionare quattro marcatori ( triangolini numerati da 1 a 4 da posizionare sulle varie tracce ) selezionabili da MARKER1 a MARKER4 ai quali si accede da MARKER e selezionando  SELEC MARKER. (foto n 7)


Misura di un filtro notch sulla frequenza broadcasting FM da 88 – 108 MHz per ricezione in 144 MHz
Il filtro notch da testare (foto n 8) è stato auto-costruito per essere utilizzato in quei casi in cui la ricezione risulta degradata dai forti segnali emessi dalle broadcasting. La vicinanaza ai ripetitori delle suddette radiopuò causare la saturazione del front-end per quei ricevitori che abbiano un preselettore in ingrasso poco efficente oppure siano stati progettati utilizzando stadi di amplificazione con scarsa dinamica.

Per l’esecuzione di questa misura colleghiamo il filtro notch come indicato nella (foto n 9)
 

lo schermo del nanoVNA  ci mostra il SWR (foto 10 ) ed il return-loss (foto 11) del filtro da 10 MHz a 250 MHz. 


 Conclusioni
Le note sopraindicate sono un riassunto di una parte dei miei appunti che ho redatto durante i primi approcci con lo strumento. A mio parere non conviene lasciarsi prendere dalla frenesia di iniziare a “giocare” con questo strumento prima di aver letto il suo manuale. Inoltre, almeno inizialmente, per muoversi con estrema semplicità all’interno del “menù”, conviene stampare in formato A4 e tenere presso lo strumento la tabella “Menù Structure Map (figura n 3) . Una attenta lettura del manuale in unione ad un po’ di esperienza permette l’utilizzo dello strumento nel migliore dei modi ed in tutte le sue funzioni. Durante l’uso lo strumento riporta sul display tutti i parametri che sono stati impostati per essere facilmente analizzati. I grafici ed i numeri si leggono facilmente anche in piena luce. Sui grafici i parametri misurati si possono corredare con righe di colore diverso ed abbinare ai diversi marcatori impostati. Alcune misure eseguite su varie antenne hanno evidenziato, quasi sempre,  gli stessi  valori che sono stati rilevati utilizzando un analizzatore di antenna calibrato. La frequenza del segnale RF emesso dalla porta COM0, e campionata su alcuni valori, è risultata molto precisa, mentre la potenza emessa in uscita cala leggermente all’aumentare della frequenza pur restando entro le tolleranze previste. Infine risulta molto comoda la possibilità di poter visualizzare i grafici sullo schermo del PC, di poter salvare ed esportare i file generati. (figura n 4)  

                                                                                                                                                                                                                                     I4civ.onorio@gmail.com
 
La presente descrizione è stata pubblicata su Radio Kit Elettronica anno 2019 mese di novembre a pagina 33

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