Onorio Cenni

MODIFICA DI UN MODULO AMPLIFICATORE UMTS PER LA BANDA AMATORIALE 2320 MHz

 Il modulo è in grado di erogare una potenza di oltre 150 W con una potenza in ingresso di 40 mW

 

Premessa

L’amplificatore (Foto n.1) era utilizzato nelle stazioni base UMTS per traffico dati a larga banda. La sua frequenza di lavoro è compresa da 2110 MHz a 2170 MHz, mentre la potenza di uscita si attesta a circa 50 W in classe lineare su di una banda di circa 4 MHz, così come richiesto dalle specifiche di funzionamento di questi dispositivi. Per poter garantire una perfetta linearità in una banda così ampia, nel suddetto modulo sono utilizzati transistor LDMOS appositamente progettati per questo specifico uso. Lo stadio finale comprende un transistor dedicato agli amplificatori Doherty e contiene nella sua struttura due LDMOS. 

Il presente modulo non riporta nessuna marca e modello, quindi è impossibile reperire il suo schema elettrico. Ad ogni modo, attraverso un’accurata osservazione, non è difficile comprendere la sua architettura. Sulla base della disposizione dei componenti utilizzati (Foto n.2),




partendo dalla sinistra possiamo riscontrare il connettore per l’ingresso del segnale che utilizza un particolare connettore p-smp. Di seguito si nota lo stadio driver sul cui ingresso è inserito un pad attenuatore a “T” da 10dB. Il driver è un MMIC marcato MW7IC2240NR1 prodotto da NXP Freescale Semiconductor ed in particolare si tratta di un circuito integrato a  larga banda “internally-mached” da 2000 MHz a 2200MHz – Le specifiche sono disponibili sul sito: https://www.nxp.com/docs/en/data-sheet/MW7IC2240N.pdf. Questo componente è in grado da solo di erogare fino a 30 W di potenza RF. Segue l’LDMOS di potenza siglato BLC8G22LS-450AV, prodotto da Ampleon, e anche questo è “internally-matched” da 2110 MHz a 2170 MHz, le cui specifiche sono disponibili sul sito: https://www.ampleon.com/documents/data-sheet/BLC8G22LS-450AV.pdf. Questo l’LDMOS è in grado di erogare oltre 150 W di potenza RF. Il resto della componentistica serve a gestire le alimentazioni dei componenti di potenza e la generazione delle tensioni di bias per una corretta corrente di riposo dei dispositivi attivi. Anche per l’uscita della potenza RF è stato utilizzato un connettore dello stesso tipo di quello montato sull’ingresso. Come già specificato i componenti attivi sono tutti internally-matched sulle frequenze sopra riportate. questo significa che al loro interno è presente un filtraggio per limitare la banda di utilizzo e per facilitare l’adattamento di impedenza, semplificando quindi la circuiteria stessa. Considerando che la banda dei 13 cm, ed in particolare la frequenza dei 2320 MHz, non è poi così distante da quella del progetto originale, vale la pena di intervenire sul modulo amplificatore e farlo funzionare sulla frequenza di nostro interesse.

  

Descrizione del modulo

E’ necessario sintonizzare in banda amatoriale di nostro interesse (2320 MHz) sia lo stadio driver che lo stadio finale del modulo amplificatore UMTS. Prima di procedere alla modifica è buona norma osservare lo stato di conservazione del modulo e successivamente procedere ad alimentarlo alla sua tensione di funzionamento di 28 V. Prima di procedere alla saldatura del cavo positivo di alimentazione sulla pista del circuito stampato, occorre individuare questo punto di alimentazione. Il cavo va saldato nel punto in cui la pista del circuito stampato si presenta ampia e spessa (Foto n.3).


Di seguito si dovrà  saldare un altro cavetto più sottile, nel punto in cui si intravede un piccolo bollino sul circuito stampato a traccia più sottile, e questo cavetto andrà utilizzato per fornire l’alimentazione positiva  (28 V) al bias dell’LDMOS finale (Foto n.4).



Prima di alimentare il modulo a 28 V è bene attivare sull’alimentatore la limitazione della corrente assorbita per proteggere il modulo da un anomalo assorbimento di corrente. Il valore di protezione va regolato per limitare la corrente a circa 2 A. In questa prima fase alimenteremo il modulo a 28 V senza fornire la tensione al circuito del bias del LDMOS finale. In questa condizione si dovrà osservare un assorbimento di corrente di circa 600 mA, che rappresenta la corrente di riposo dello stadio driver. Successivamente, applicando anche la tensione di 28 V al cavetto sottile, potremo osservare che la corrente aumenta a 1400 mA. La corrente rilevata, somma delle due correnti di riposo, è esattamente quella indicata nelle specifiche dei corrispondenti data-sheet. Le tensioni di bias sono gestite internamente da un paio di stabilizzatori di tensione, seguiti da riferimenti di tensione di precisione. Per l’uso amatoriale risulta comodo poter controllare le tensioni di bias in modo da poter tenere sempre alimentato l’amplificatore con i 28 V, in interdizione, ed applicare la tensione di bias solamente quando si va in trasmissione. I vantaggi sono molteplici, in particolare non si consuma corrente, quindi non si genera calore inutile. Inoltre, quando si è in ricezione, si evita di generare del rumore sul ricevitore, dato che l’amplificatore non è polarizzato. Va specificato che i valori delle correnti di riposo non sono modificabili, poiché non è previsto nessun potenziometro per la loro regolazione. Nel modulo non è prevista l’interruzione della corrente di riposo del driver. Per non complicare troppo le modifiche è preferibile interrompere solamente la corrente di riposo dello stadio finale. Conseguentemente il cavetto piccolo, una volta collegato alla tensione di 28 V, andrà ad alimentare  il circuito che genera la corrente di riposo del LDMOS. Dovremo quindi portare esternamente al box questo picciolo conduttore mediante un condensatore passante. Per fornire la tensione di 28 V al pin esterno del condensatore passante utilizzeremo un piccolo relè od un transistor PMOS, comandato dal PTT, che a contatto chiuso, fornirà la corrente di riposo del LDMOS. Questa soluzione può essere ritenuta ugualmente valida nonostante non preveda l’interruzione della corrente di riposo del driver. Con questa procedura abbiamo potuto constatare che tutti i componenti del modulo funzionano regolarmente.

 

Descrizione delle modifiche

Le modifiche eseguite sul modulo fanno riferimento alle indicazioni fornite da due radioamatori polacchi SP5XMU e SP8XXN, e sono descritte al seguente link: 

 "http://www.sp5xmu.pl/13cm/PA_BLC8G22LS_450AV_3.pdf" HYPERLINK "http://www.sp5xmu.pl/13cm/PA_BLC8G22LS_450AV_3.pdf"_450AV_3.pdf.

Gli autori hanno provveduto ad eliminare quattro condensatori SMD e a spostare di circa 8 mm la posizione di un altro condensatore SMD lungo la linea dove era posizionato in precedenza. Inoltre hanno aggiunto, in un preciso punto, un condensatore SMD da 1.8 pF. Questi interventi consentono di ottimizzare, alla frequenza di 2320 MHz, il funzionamento del modulo. Gli autori delle modifiche specificano di aver utilizzato un VNA per la messa a punto dei circuiti di ingresso (Gate). Aggiungono inoltre che Il metodo usato per la messa a punto è un pò grossolano e pertanto non escludono che, con altre modalità di taratura, siano possibili risultati migliori. Tali modifiche si possono eseguire senza avere a disposizione una stazione di lavoro adatta per gli interventi sui circuiti a microonde. Per  dissaldare i condensatori SMD io non ho usato nessuna stazione dissaldante ad aria calda onde evitare di dissaldare, in alcuni punti, i componenti posizionati in prossimità dei punti di intervento. Ho pertanto adoperato un comune un saldatore elettrico, alimentato a 24 V, e provvisto di una particolare punta fatta in modo da poter di rimuovere facilmente i condensatori SMD. Ho praticato sulla punta di ricambio del saldatore una piccola una scanalatura con due piccole punte laterali (Foto n.5).
  Questa specie di “dima” va realizzata della stessa misura, sia in larghezza sia in profondità, del componente SMD da rimuovere. Per dissaldare il componente, la punta del saldatore deve essere ben calda e posizionata sopra il componente da rimuovere. Questo, con il calore delle due punte, si distacca facilmente dalle piste del circuito stampato. Invece la procedura per saldare gli altri due componenti SMD può essere quella solita dettata dalla propria esperienza.


 

Descrizione del box per il modulo

A modifiche completate il modulo deve essere inserito all’interno di in un box auto-costruito delle dimensioni esterne di 120 mm x 115 mm x 35 mm (Foto n.6)



Questo box è stato realizzato mediante fresatura, partendo da un unico blocchetto di alluminio. Al suo interno sono stati previsti quattro punti di ancoraggio che permettono di fissarlo al piano levigato del dissipatore di alluminio. Per fissarlo, al piano del dissipatore, sono state utilizzate quattro viti di acciaio inox da 3 mm (Foto n.7).


Per la copertura superiore del box ho utilizzato una lastra di alluminio di 2 mm di spessore. Il coperchio così realizzato deve essere fissato al box mediante sei viti di acciaio inox da 3 mm (Foto n.8).



La costruzione del box, oltre a proteggere meccanicamente il modulo, serve da schermatura per la radiofrequenza. Si raccomanda durante il funzionamento dell’amplificatore che il coperchio sia fissato al suo box. Questa precauzione evita che eventuali emissioni di radiofrequenza possano colpire gli occhi. Il lavoro sul box, per essere completato, necessita che siano praticati alcuni fori sulle due pareti laterali. Per primo si dovranno realizzare due fori in corrispondenza del punto di alimentazione e del PTT. All’interno di questi fori si dovranno avvitare due condensatori passanti (Foto n.9)
.

Sul foro di dimensioni maggiori, del diametro di 6.3 mm, si fisserà il condensatore passante sul quale andrà saldato il cavo per l’alimentazione positiva del modulo, mentre attraverso il foro del diametro di 4 mm si fisserà il condensatore passante più piccolo sul quale si salderà il cavo che servirà a comandare il PTT. Infine sul lato opposto si dovranno eseguire altri due fori in prossimità dei connettori di ingresso e di uscita della potenza del modulo  (Foto n.10).


I fori dovranno essere di misura precisa per consentire il passaggio dei cavi coassiali. Il costruttore del modulo ha usato, in entrata e uscita dei connettori RF tipo p-smp. Questi connettori sono poco usati e di difficile reperibilità e quindi è consigliabile sostituirli con dei connettori N oppure SMA. Una possibile soluzione per evitare di perdere diversi watt di potenza nei cavi e vari connettori, che a 2320 MHz sono piuttosto rilevanti, è quella di saldare direttamente i cavi coassiali nei punti lasciati liberi, previa modifica dai connettori originali. Occorre pertanto, mediante un piccolo seghetto, tagliare a metà altezza i connettori originali in modo da poter saldare i direttamente i cavi coassiali nei punti di ancoraggio formati dopo l’eliminazione dei connettori. I cavi coassiali così saldati dovranno attraversare le pareti del box e terminare con dei propri connettori. Considerato la potenza di transito irrisoria e questioni meccaniche, il cavo coassiale in ingresso sarà un cavo di diametro approssimativo di 2 mm. Potrà essere usato un cavo con dielettrico in teflon flessibile tipo RG 316, oppure il semirigido UT086 intestato con connettore SMA maschio. Mentre per l’uscita, essendo la potenze oltre 150W, si dovrà usare un cavo isolato in teflon tipo RG 142 oppure UT141/RG400 intestato con un connettore N maschio.

 

Banco di misura

Per sottoporre ad una precisa verifica il suddetto amplificatore di potenza, in seguito abbreviato in PA, mi sono recato nel laboratorio del caro amico Agostino IK4OMN. Agostino è un tecnico di provata esperienza professionale ed è sempre disponibile ad effettuare test specifici nel suo attrezzato laboratorio di misure in ambito R.F. Il banco di misura per testare il PA (foto n.11)



era così composto: Per pilotare l’ingresso del PA abbiamo usato un generatore Agilent E4437B che a sua volta pilota un piccolo amplificatore lineare da 1,5 W. La potenza dell’ingresso viene misurata tramite un Power Meter HP 437B + testina HP8482A montata su occoppiatore direzionale. La potenza di pilotaggio, del generatore, poteva essere regolata con continuità. Per rilevare la potenza dal lato uscita del PA abbiamo utilizzato un Rohde-Schwarz power meter NRVD + testina urv5-z5 (10MHz – 18GHz). Il set di misura terminava con un attenuatore passante da 40 dB più ulteriori 10 dB della Weinschel in grado di dissipare una potenza di 500 W.

 

Verifica del funzionamento

Per questa verifica il PA è stato alimentato con una tensione fissa di 27 V non avendo a disposizione un alimentatore specifico in grado di fornire i 28 V come richiesto dal progetto del modulo del PA. Per motivi precauzionali abbiamo iniziato partendo con una potenza di 1 mW e, nonostante l’esigua potenza, il PA era già in grado di erogare in uscita circa 15 W. Abbiamo proseguito nel test andando ad effettuare le successive misure per tre valori di potenza di pilotaggio. Con 20 mW in ingresso la potenza di uscita si attestava sul valore di 100 W, con 30 mW a 140 W ed infine (foto n.12)




con circa 40 mW l’uscita si attestava attorno a 154 W (foto n.13).


Con 154 W di potenza, la corrente assorbita dal PA era di 20.5 A mentre la tensione misurata ai morsetti del PA era di 26 V a causa della caduta di tensione originata dai cavetti utilizzati perché di scarsa sezione e quindi non adeguati alla corrente assorbita dal PA. Ci siamo fermati alla potenza di 154 W sia perché era il nostro obiettivo di riferimento ma anche per motivi tecnici (cavi e ventilazione non adeguati). Nonostante tutto, nelle suddette condizioni, abbiamo riscontrato che il PA non andava in compressione e c’era ancora la possibilità di incrementare ulteriormente la potenza. Il calcolo energetico con alimentazione a 26 V ed una corrente assorbita di 20.5 A è pari a 533 W consumati corrispondenti ad un rendimento del 28.9%. L’elevato consumo dell’amplificatore fa sì che per l’alimentazione si devono usare dei cavi di adeguata sezione e provvedere ad un buon raffreddamento del modulo perché genera parecchio calore (circa 383 W se ne vanno in calore). Il PA è stato fissato su di un dissipatore di alluminio allettato  dalle dimensioni di 200 mm x 200 mm x 50 mm, raffreddato da un lato per mezzo di due ventole assiali che spingono l’aria attraverso le alette. Dalla parte opposta del dissipatore, un'altra ventola assiale aspira l’aria calda generata (Foto n.14).


Ciascuna ventola funziona a 12 V e sono pertanto collegate in serie fra di loro. Ho previsto per le ventole un funzionano continuo indipendentemente dallo stato di ricezione o trasmissione del sistema. Alimentando le tre ventole in serie con 27 V, anzichè al valore di tensione nominale di 36 V, le pale delle ventole ruotano ad una velocità più bassa e di conseguenza rendono il sistema più silenzioso ma con minor dissipazione di calore. Questo è un aspetto importante nel caso che il PA sia ubicato in prossimità dell’operatore. Mentre, per evitare elevate perdite di potenza, l’amplificatore dovrà necessariamente essere posizionato in prossimità dell’antenna e conseguentemente il rumore generato dalle ventole non arrecherebbe alcun fastidio.

 

Cosiderazioni finali

In previsione di una installazione remota e ritenendo importare migliorare ultriormente la dissipazione di calore del radiatore di alluminio provvederò ad aggiungere, alle tre esitenti, un’altra ventola. Le quattro ventole saranno collegate in modo che ogni gruppo di due sia in serie fra di loro ed in parallelo con l’alimentazione del PA, in modo che ciascuna ventola possa essere alimentata con la tensione nominale di funzionamento. Un’ulteriore ottimizzazione sarà possibile utilizzando per l’alimentazione del PA cavi di adeguata sezione in grado di minimizzare le cadute di tensione originate dalla elevata corrente assorbita. Ringrazio Agostino IK4OMN per avermi messo a disposizione il suo banco di misura e Giorgio IK3GHY per avermi fornito dei buoni consigli oltre al suddetto modulo che ho modificato.

 

                                                                                                                      I4civ.onorio@gmail.com

La presente descrizione è stata pubblicata su RadioKit Elettronica del mese di maggio 2023 a pag, 30

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