Analizzatore
elettronico analogico R127 Unaohm
Un
valido strumento made in Italy
I4CIV Onorio Cenni
Generalità
I primi analizzatori elettronici analogici furono
sviluppati utilizzando valvole termoioniche che consentivano di ottenere
un'elevata impedenza in ingresso. Con il passare degli anni, grazie ai
progressi tecnologici e all’introduzione dei transistor, questi strumenti
vennero realizzati interamente allo stato solido. Tuttavia, nonostante la
componente tecnologica fosse cambiata, alcuni professionisti del settore
elettronico continuarono a chiamarli impropriamente "analizzatori a
valvola". Questo termine, pur impreciso, veniva utilizzato per distinguere
tali dispositivi – caratterizzati da un'elevata impedenza in ingresso – dai
tester analogici tradizionali, che avevano invece un'impedenza sensibilmente
più bassa, solitamente intorno ai 20 kOhm/Volt.
L’elevata impedenza in ingresso è, infatti, uno dei
maggiori pregi di questi analizzatori, poiché consente di eseguire misurazioni
precise, spesso impossibili con strumenti a bassa impedenza.
Il modello che sarà descritto è un analizzatore
elettronico portatile, capace di effettuare numerose misurazioni su circuiti
elettrici ed elettronici. Si tratta del modello R127 prodotto dalla ditta Unaohm e identificato dalla matricola
n.103, la cui costruzione risale probabilmente agli anni ’70 del secolo scorso.
(foto n.1) Lo strumento presenta un “design”
essenziale, con una disposizione ordinata dei comandi e un robusto contenitore
in metallo, a garanzia di solidità e resistenza nel tempo.
Nel corso degli anni, l’R127 è stato sottoposto a
diversi aggiornamenti tecnici, che hanno comportato modifiche allo schema
elettrico, senza però alterare il “case” e la disposizione dei comandi. Le
versioni successive a quella primitiva sono contraddistinte da una lettera
maiuscola aggiunta alla sigla principale, partendo dalla "A" fino alla
"F".
Il mio esemplare, rimasto inutilizzato per lungo
tempo, apparteneva a un caro amico che me lo ha ceduto senza richiedere nulla
in cambio. Purtroppo mancavano il manuale d’uso e la sonda ad alta impedenza
con i relativi puntali, elementi necessari per sfruttarne completamente tutte le
potenzialità.
Per quanto riguarda la sonda, utilizzerò un modello in
mio possesso con caratteristiche equivalenti all’originale. In assenza del
manuale, ho avviato una ricerca online e sono riuscito a reperire il manuale
relativo al modello R127 F, una
versione più recente.
Dal confronto tra il mio R127 e la documentazione
dell’R127 F, sono emerse alcune differenze:
- Schema
elettrico:
variazioni in alcuni componenti elettronici, come transistor e circuiti
integrati ed indicatori a LED di colore differenti.
- Cablatura: una diversa disposizione dei
componenti sul circuito stampato che contiene i componenti attivi.
- Circuito
dei partitori resistivi: nessuna modifica rilevante rispetto ai valori
riportati nello schema originale.
- Alimentazione: cambiamenti significativi
nella configurazione delle batterie.
Nei modelli dal primo R127 fino alla versione "C", lo strumento richiedeva quattro pile piatte da 4,5 V, dotate di linguette in ottone per l’inserimento nei rispettivi alloggiamenti. Tali batterie erano disposte in due scomparti separati (due per scomparto) sul retro dello strumento.(foto n.2)
A partire dalla versione "D" fino alla
"F", l’alimentazione è stata semplificata: erano sufficienti due pile
piatte da 4,5 V collegate in serie, per un totale di 9 V, ospitate in un unico
scomparto.
Oggi, però, le pile piatte da 4,5 V non sono più
facilmente reperibili, rendendo necessario adottare soluzioni alternative, come
un alimentatore dedicato, capace di fornire la giusta tensione trasformata e
raddrizzata dalla rete elettrica, oppure batterie da 9 V (tipo “transistor”).
Quest’ultima soluzione pur essendo più pratica, offre un’autonomia notevolmente
inferiore rispetto alle pile piatte originali.
Caratteristiche
In questo articolo farò riferimento specificamente al modello R127 in mio possesso. Lo strumento presenta dimensioni compatte, con una altezza di 205 mm, una larghezza di 140 mm ed una profondità di 100 mm e un peso di 2 kg. È dotato di una pratica maniglia per il trasporto, che può essere utilizzata durante le misurazioni per inclinarlo e facilitare la lettura del quadrante.
- Il LED rosso
(di colore verde nei modelli successivi) posizionato a sinistra e
contrassegnato con il simbolo –.
- Il LED
rosso, a destra, con il simbolo +.
Questo sistema elettronico automatico indica la polarità delle tensioni continue e il senso di scorrimento delle correnti. In pratica, durante le misurazioni di tensioni e correnti continue, i puntali possono essere collegati indifferentemente, poiché l’ago dello strumento devia sempre verso destra. Pertanto se il LED rosso a destra è acceso, i puntali sono correttamente collegati. Se il LED rosso a sinistra è acceso, (foto n.4) i puntali sono invertiti, ma la deviazione dell’ago rimane corretta.
Sotto il quadrante di misura, sul lato sinistro, si trova una piccola manopola per l’azzeramento dello strumento quando utilizzato come ohmetro. Al centro della metà inferiore dello strumento è presente un selettore di portata (foto n.5) a 22 posizioni: Le prime sette posizioni sono per la selezione delle portate in Ohm, le otto posizioni intermedie per la selezione delle portate voltmetriche e le ultime sette posizioni per la selezione delle portate amperometriche.
Sulla parte inferiore dello strumento si trovano tre
boccole da 4 mm: Boccola 3A (a sinistra) per misurare correnti fino a 3 A
mediante uno spinotto dedicato. Boccola BATT (centrale) per controllare lo
stato di carica delle batterie. Boccola GND (a destra) punto comune di massa
per il collegamento del cavo di terra.
Accanto alle boccole è presente un connettore BNC femmina, utilizzato per
collegare il puntale ad alta impedenza P150, dotato di cavo schermato,
necessario per ogni tipo di misurazione.
Sul retro dello strumento vi sono due sportellini,
chiusi da viti, che proteggono due scomparti per le batterie. Ogni scomparto
ospitava originariamente due pile piatte da 4,5 V, oggi non più facilmente
reperibili. Agli angoli del contenitore sono fissati quattro piedini in gomma
che garantiscono stabilità sul piano di lavoro.
Prestazioni
L'analizzatore elettronico R127 è in grado di effettuare misurazioni di:
- Tensioni
e correnti in continua e alternata.
- Resistenze
e valori in decibel (dB).
I campi di variazione delle grandezze misurate sono:
- Tensioni
continue (DC): Le
portate vanno da 30 mV a 1000 V, suddivise in:
0,3/1/3/10/30/100/300/1000 V. Utilizzando il puntale per alte tensioni, il campo di misura si estende fino a 30 kV. - Tensioni
alternate (AC):
- Gamma
di misura: Le portate vanno da 30
mV a 1000 V (in valore
efficace e con forma d’onda sinusoidale), suddivise come per le tensioni
continue.
- Banda
passante: da 10 Hz a 20 kHz con una tolleranza entro
±1 dB.
- Frequenze
superiori: da 0,1 MHz a 200 MHz possono essere misurate
utilizzando una sonda RF
dedicata.
- Correnti
continue (DC) e alternate
(AC):
- Gamma
di misura: da 0,3 μA a 3 A, suddivisa in:
0,3/3/30 μA – 0,3/3/30 mA – 0,3/3 A.
Per le correnti alternate, i valori
sono riferiti al valore efficace con forma d’onda sinusoidale.
- Resistenze:
o
Gamma di
misura: da 0,2 Ω a 1000 MΩ, con le seguenti portate: 1/10/100 kΩ –
1/10/100/1000 MΩ.
- Livelli
o
Gamma di
misura: da -30 dBm (portata di 0,3 V a fondo scala) a +62 dBm (portata di 1000
V a fondo scala). Livello di riferimento: 0 dB = 1mW su 600 Ω.
- Precisione
e Tolleranze
o
Tensioni continue (DC): errore massimo < ±2% del valore
a fondo scala.
o
Tensioni alternate (AC): errore massimo < ±3% del valore
a fondo scala (per tensioni sinusoidali a 50 Hz).
o
Correnti continue (DC) e alternate (AC): errore massimo
< ±2% del valore a fondo scala, con tolleranze fino a ±5% per le portate di 300 mA e 3 A.
o
Resistenze: errore
massimo < ±5% del valore a fondo scala.
o
L’impedenza d’ingresso varia in base al tipo
di misura: Per tensioni continue è pari a 11 MΩ con il puntale originale P150.
Per tensioni alternate di 10 MΩ con una capacità di 30 pF in parallelo.
Effetti
dell’impedenza di ingresso nelle misure di tensione
Uno dei principali vantaggi di utilizzare un
analizzatore elettronico ad alta impedenza, tipicamente pari a 10 MΩ, è la possibilità di eseguire
misure di tensione senza caricare il circuito da esaminare. Al contrario, un
tipico tester analogico utilizzato per misure volt-ohm-amper presenta una
sensibilità di circa 20 kΩ/V,
che nei modelli di fascia alta può arrivare a 50 kΩ/V.
Con strumenti di questo tipo, l’impedenza equivalente
ai morsetti varia in base alla tensione di fondo scala selezionata per la misura,
essendo il prodotto della sensibilità dello strumento e del fondo scala. Ad
esempio, per uno strumento con sensibilità di 50 kΩ/V e un fondo scala di 3 V, l’impedenza di ingresso sarà:
50 kΩ/V × 3 V = 150 kΩ
Questa impedenza si collega in parallelo ai capi del
componente sotto test. Se il componente ha una resistenza molto bassa,
l’effetto del carico rappresentato dallo strumento sarà trascurabile. Tuttavia,
nel caso di componenti con resistenze elevate, come 100 kΩ o superiori (fino a valori nell’ordine dei MΩ), l’impedenza relativamente bassa
dello strumento introdurrà un errore significativo, falsando i risultati.
In queste situazioni, l’uso di strumenti con bassa impedenza di ingresso non è consigliabile, poiché essi non possono garantire misure affidabili su circuiti ad alta resistenza. Per tale motivo, l’alta impedenza di ingresso (10 MΩ o superiore) di un analizzatore elettronico rappresenta un requisito essenziale per misure precise su circuiti sensibili o con carichi resistivi elevati.
Per dimostrare l'importanza dell'impedenza di ingresso
nelle misure di tensione, consideriamo un circuito resistivo composto da due
resistenze: R1 = 1 MΩ
e R2 = 100 kΩ,
alimentato da una sorgente con tensione di 15 V. (figura n.1) La tensione ai
capi di R2 verrà
calcolata in (a) teoricamente, mentre
in (b) andremo a misurare il valore della
tensione mediante un tester analogico a bassa impedenza ed in (c) effettueremo la stessa misura impiegando
un analizzatore elettronico ad alta impedenza.
Caso (a): La corrente totale nel circuito,
determinata dalle resistenze R1
e R2 collegate in
serie, è data dalla legge di Ohm:
I = V/(R1+R2) I =
15/1.100.000 = 0,0000136364 A.
La tensione ai capi di R2 è quindi:
VR2 = R2⋅I V = 100.000 ⋅ 0,0000136364
≈ 1,36 V
Caso (b): Per dare
concretezza al valore teorico calcolato supponiamo di utilizzare un tester analogico con una
resistenza interna Ri = 150
kΩ, collegandolo ai capi di R2.
In questo caso, la resistenza equivalente tra R2 e Ri
sarà di 60.000 Ω, in questo caso la
corrente sarà di 0,0000141509 A e la tensione che lo strumento misurerà ai capi
di R2 sarà ≈ 0,85
V .
Caso (c): Similmente
al caso precedente supponiamo ora di utilizzare un voltmetro elettronico con una resistenza interna Ri = 10 MΩ, collegandolo ai
capi di R2. In questo
caso, la resistenza equivalente tra R2
e Ri sarà di 99.010 Ω, in questo caso la corrente sarà di 0,0000136486
A e la tensione che lo strumento misurerà ai capi di R2 sarà ≈ 1,35 V
L'analisi dimostra che solo nel caso (c), con il voltmetro ad alta impedenza
(10 MΩ), la tensione misurata (1,35
V) si avvicina al valore teorico (1,36 V) con un errore
trascurabile. Questo evidenzia come l'elevata impedenza di ingresso del
voltmetro elettronico riduca al minimo l'effetto del carico sul circuito,
garantendo misure accurate.
Al contrario, nel caso (b), l'uso di un tester analogico con impedenza interna più bassa introduce un errore significativo, misurando una tensione di soli 0,85 V. Questo effetto è particolarmente rilevante nei circuiti ad alta resistenza, dove l'impedenza dello strumento influisce in modo considerevole sulla precisione delle misure.
Poiché lo strumento era rimasto inutilizzato per molti anni, si è reso necessario esaminarne l'interno per verificarne lo stato di conservazione. Dopo aver capovolto lo strumento e svitato le quattro viti che uniscono il "case" al pannello superiore, ho constatato un cablaggio curato e ordinato, con i componenti disposti su due circuiti stampati separati. (foto n.6) La componentistica utilizzata è di buon livello, con transistor NPN al silicio e amplificatori operazionali. Nonostante siano trascorsi circa cinquant’anni dalla costruzione, tutti i componenti interni risultano in ottime condizioni e non presentano anomalie che possano compromettere il funzionamento dello strumento.
Dopo l’ispezione visiva, ho proceduto con la verifica del funzionamento. Per alimentare lo strumento ho aperto i coperchi dei vani batterie ed ho preferito collegare, agli attacchi ad incastro,(foto n.7) i conduttori provenienti da due batterie da 9 V (tipo “transistor”). Successivamente, ho inserito la sonda con i puntali nel connettore BNC e posizionato la manopola del commutatore delle portate su una qualunque portata in ohm. All'accensione dello strumento, senza cortocircuitare i puntali, ho regolato la manopola di azzeramento degli ohm, osservando che l'indice si muoveva correttamente. Ho quindi posizionato l’indice sul fondo scala (foto n.8) e verificato il valore di una resistenza nota, compatibile con la portata selezionata.
Dopo il riscontro positivo di questa verifica
preliminare, ho testato lo strumento misurando una tensione e una corrente,
senza focalizzarmi sulla precisione assoluta, ma solo per confermare il
corretto funzionamento nelle modalità voltmetriche e amperometriche. Constatato
che lo strumento operava anche in queste modalità, ho effettuato un confronto
con un altro strumento di misura per verificare che i valori rilevati
rientrassero nelle tolleranze dichiarate nel manuale.
Durante le misure di tensione e corrente, ho osservato
che, sebbene l'indice dello strumento si spostasse nella giusta direzione anche
invertendo i puntali (dimostrando il corretto funzionamento del dispositivo di
auto-polarità), i due LED indicanti la polarità risultavano spenti e quindi non
funzionanti. Per risolvere il problema, ho sostituito entrambi i LED con
componenti dello stesso tipo. Dopo la sostituzione, i due LED si accendevano
regolarmente, indicando la polarità dei puntali inseriti nel circuito di misura.
Per completare la verifica, ho confrontato le misure
dello strumento con quelle di un multimetro digitale di buona qualità, il
Brymen BM 869S. Il confronto ha incluso tutte le portate di tensione, corrente
e resistenza. I valori ottenuti dai due strumenti erano abbastanza simili,
confermando che l’invecchiamento non ha degradato significativamente la
precisione dello strumento. Per motivi di sintesi, non riporto i dettagli
numerici di tutte le misure effettuate.
L’uso dello strumento è semplice per chiunque abbia
familiarità con un multimetro analogico. Tuttavia, è utile tenere presenti
alcune avvertenze:
- Azzeramento
per le misure in ohm: Prima di misurare una resistenza, non è
necessario cortocircuitare i puntali. Basta ruotare la manopola di
azzeramento per far coincidere l'indice con il fondo scala.
- Selezione
della portata: Se il
valore da misurare è sconosciuto, selezionare inizialmente la portata più
alta e successivamente regolare su quella più appropriata.
- Eliminazione
dell'errore di parallasse: Durante la lettura, posizionarsi frontalmente
allo strumento, in modo che il riflesso dell’indice sullo specchio
sottostante sia perfettamente allineato con l’indice stesso.
Conclusioni
Nonostante siano trascorsi oltre cinquant'anni dalla
sua costruzione, lo strumento dimostra ancora una discreta affidabilità e
precisione, come confermato dai vari test effettuati. Le sue prestazioni,
rimaste sostanzialmente inalterate nel tempo, testimoniano l’eccellenza
dell’ingegneria con cui è stato realizzato, caratterizzata da una scelta
accurata dei componenti e da una costruzione professionale.
Questo strumento analogico, pur appartenendo a
un’epoca tecnologica passata, si rivela ancora prezioso per eseguire misure
delicate e rigorose in ambito elettronico ed elettrotecnico, dove la precisione
continua ad essere fondamentale.
i4civ.onorio@gmail.com
La presente descrizione è stata pubblicata su RadioKit Elettronica del mese di giugno 2025 a pagina 54









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