Strumenti di misura d’epoca


Un focus su alcuni strumenti prodotti dalla C.G.S. Istrumenti di misura

                                                                 I4CIV                                                     Onorio Cenni


Premessa     

Dopo una paziente ricerca durata diversi anni, ho creato una piccola collezione di strumenti di misura d’epoca, composta prevalentemente da amperometri, voltmetri, wattmetri, frequenzimetri, contatori, ecc. Questi strumenti erano utilizzati per effettuare misure elettriche negli impianti industriali in un periodo che va dai primi anni del ‘900 fino agli anni ’50 del secolo scorso. In quel periodo di pieno sviluppo tecnologico, per far fronte alle nuove necessità industriali, nacquero molte aziende elettromeccaniche sia in territorio nazionale che all’estero, capaci di produrre apparecchiature elettriche, compresi gli strumenti di misura, con lo scopo di garantire il corretto funzionamento dei nuovi impianti elettrici industriali.


La storia degli strumenti di misura è strettamente legata allo sviluppo dell'industria elettrica. Nel XIX secolo, con la scoperta dell'elettromagnetismo da parte di scienziati come Michael Faraday e James Clerk Maxwell, si iniziò a comprendere l'importanza della misurazione precisa delle grandezze elettriche. I primi strumenti erano spesso rudimentali e basati su principi di base come l'elettromagnetismo. Con l'avvento del XX secolo e la crescita delle reti elettriche, la necessità di strumenti di misura più accurati e affidabili divenne cruciale. Aziende come la C.G.S. Istrumenti di misura, fondata in Italia, contribuirono in modo significativo a questa evoluzione, producendo dispositivi che combinavano precisione, durabilità e facilità d'uso.

Avendo a disposizione diversi strumenti di misura d’epoca, ho sentito il desiderio di approfondire la conoscenza di ciascuno di essi attraverso una ricerca mirata a scoprirne le origini, l’impiego e ogni dettaglio, poiché anche loro sono stati parte integrante del progresso scientifico seguito alla grande rivoluzione industriale europea. Le ricerche che ho effettuato sugli strumenti e sulle documentazioni storiche non sono state facili, ma tutte le difficoltà incontrate e superate mi hanno ripagato ampiamente. Alcuni di essi hanno richiesto un’accurata pulizia, altri una piccola revisione, e in qualche caso una piccola riparazione effettuata nel rispetto della loro originalità e integrità. È una grande soddisfazione poter ammirare questi gloriosi strumenti funzionare perfettamente nel loro antico splendore. Questi strumenti, con la loro precisione e affidabilità, rappresentano un pezzo di storia dell'ingegneria elettrica e offrono una finestra sul passato, mostrando come la tecnologia di misurazione si è evoluta nel tempo per soddisfare le esigenze di un'industria in continua crescita.

I misuratori che fanno parte della mia piccola collezione comprendono anche strumenti prodotti da aziende oltre oceano, come Westinghouse, Singer, AERO Instrument Company di Hollywood California U.S.A. ma per motivi di spazio, in questo articolo tratterò solamente alcuni dei tanti strumenti di misura prodotti da una grande azienda italiana, il cui nome all’epoca era C.G.S. Istrumenti di misura.


Cenni Storici

La C.G.S. (acronimo di Centimetro - Grammo – Secondo), nome del sistema di misura in uso all’epoca (Fonte Wikipedia)(Sitografia 5), è stata una importante azienda elettromeccanica di Monza, con sede e stabilimento in Via Umberto I, angolo Via Marsala. Fondata da Camillo Olivetti nel 1904  (che aveva trasferito in Brianza la sua prima ditta, creata ad Ivrea nel 1894). La C.G.S. Società Anonima per Istrumenti Elettrici, (Sitografia 6) (figura n.1) produceva apparecchiature elettriche e trasformatori, arrivando ad avere fino a 1800 dipendenti nel periodo di massima espansione. In seguito alla grave crisi petrolifera che colpì l’economia occidentale a partire dal 1973, cominciò la decadenza di questa importante azienda. Il declino culminò negli anni ’80 del XX secolo, ma nonostante questo l’attività iniziata nel lontano 1894, proseguì con il nome di Marconi Automazione fino alla fine degli anni ’90 e poi con il nome Alstom C.G.S. fino al 2008 quando l’azienda cambiò sede per trasferirsi dalla storica sede a quella di Via Ercolano, sempre a Monza, con il nome di C.G.S. Instrument Trasformers s.r.l.


Misuratori marca C.G.S.

Di seguito sono evidenziate solamente le principali caratteristiche di alcuni misuratori con il logo C.G.S. In particolare viene fornita una descrizione sintetica di un contatore di energia elettrica, di tre amperometri per le misure della corrente elettrica ed infine di due voltmetri per le misure delle tensioni.


 

Contatore monofase ad induzione, marca C.G.S, modello C1B, numero 5049342   (foto n.1 e n.2)

Caratteristiche:

  • Tensione nominale 125 V
  • Corrente nominale 5 (15) A
  • Frequenza 50 p/s
  • 1 kilowattora = 2400 giri del disco
  • Numeratore a 4 cifre più una decimale

La custodia è in metallo e vetro. La calotta di protezione è tuttora sigillata al corpo del misuratore tramite due viti forate attraversate da un cordino di canapa piombato che impedisce la rotazione delle viti. Osservando i piombi, è possibile riscontrare, grazie alla punzonatura, il logo della casa costruttrice, a dimostrazione che il misuratore non è mai stato aperto o manomesso. All'interno della calotta metallica, utilizzata per proteggere la morsettiera di collegamento dei cavi, è incollato un rettangolino di carta su cui è disegnato lo schema dei collegamenti.


Un contatore monofase è essenzialmente costituito da un motore ad induzione, un disco di alluminio, un magnete permanente e un contagiri. Serve a misurare il consumo di energia elettrica in kilowattora (kWh) assorbiti dall’utente. Una descrizione dettagliata del suo funzionamento, delle caratteristiche e degli errori richiederebbe diverse pagine; pertanto, consiglio agli interessati di consultare la bibliografia (1)




Di seguito, riporto una sintetica descrizione del funzionamento del contatore ad induzione (figura n.2) Il contatore è composto da una bobina amperometrica posta in serie alla linea e da una bobina voltmetrica in derivazione. La bobina voltmetrica è formata da molte spire sottili, presentando un'elevata induttanza che assorbe una corrente Iv in ritardo di quasi 90° rispetto a V. La bobina amperometrica, percorsa dalla corrente di linea, ha poche spire. Le due bobine sono disposte in modo che i campi magnetici generati siano perpendicolari. Il campo magnetico risultante è rotante e, in questo campo, è immerso un disco di alluminio che ruota a una velocità angolare proporzionale alla potenza assorbita dall’utente. Sul suo asse è calettata una vite elicoidale che trasmette il moto a un dispositivo ad ingranaggi che funge da contagiri. La potenza elettrica moltiplicata per il tempo (dato dal numero di giri memorizzato) fornisce il consumo di energia in kWh nel periodo considerato.



Amperometro da quadro a ferro mobile C.G.S – HC13 n.1280614 (foto n.3 e n.4)

Caratteristiche:

  • Fondo scala: 30A
  • Classe: 1,5
  • Diametro esterno: 16,4 cm
  • Profondità: 9 cm (con collegamenti)
  • Custodia in metallo e bachelite


La particolarità costruttiva, il modello e il numero di matricola indicano che questo amperometro risale agli anni '20 del Novecento. La sigla "HC" indica che si tratta di un amperometro a ferro mobile, una caratteristica che implica la disomogeneità della scala, non lineare ma ottenuta sperimentalmente. Gli strumenti a ferro mobile possono misurare sia la corrente continua (c.c.) sia la corrente alternata (c.a.)



L’equipaggio a ferro mobile si basa sulle forze attrattive o repulsive che il campo magnetico, creato da una bobina percorsa da corrente, esercita su un piccolo nucleo di ferro dolce opportunamente sagomato ed eccentrico rispetto all’asse. Il dispositivo dello strumento è costituito da una bobina fissa in rame e dall’equipaggio mobile, che può essere un piccolo nucleo in ferro dolce sagomato ad "L" nel caso di attrazione, oppure due segmenti cilindrici di ferro dolce (uno fisso e uno mobile collegato all’asse con l’indice) nel caso di repulsione. La coppia antagonista è ottenuta tramite un contrappeso o, più spesso, con una molla a spirale.




In figura 1-627 è raffigurato il dispositivo a ferro mobile ad attrazione, mentre in figura 1-628 è mostrato il dispositivo a ferro mobile a repulsione. Entrambe le figure sono tratte dalla bibliografia (2), dove si trovano chiare spiegazioni sul funzionamento dello strumento.

Sul quadrante si legge "ISTRUMENTI DI MISURA C.G.S.". Si osserva inoltre, in alto al centro, il logo, seguito dal modello, dalla matricola, dalla portata di 30 A, dalla scritta "A", il simbolo CEI e dalla classe 1,5. Sul retro si notano i terminali filettati e provvisti di dadi da 8M. È stata necessaria una semplice pulizia esterna ed interna, oltre a una prova di funzionamento. L’interno dello strumento mostra l’aspetto consueto dell’equipaggio mobile.


 

Amperometro da quadro a ferro mobile C.G.S – HC13 I n.1857435 (foto n.5 e n.6)

Caratteristiche:

  • Tre scale graduate per diverse portate: 150 A, 175 A, 200 A
  • Classe: 1,5
  • Diametro esterno: 14,4 cm
  • Profondità: 9 cm (con collegamenti)
  • Custodia in metallo e bachelite (foto n.3 e 4)


L’amperometro, identificato dalla sigla "HC", è a ferro mobile, una caratteristica che implica la disomogeneità delle tre scale graduate e la capacità di misurare la corrente alternata (c.a.). La particolarità costruttiva, il modello e il numero di matricola indicano che anche questo strumento risale agli anni '20 del Novecento. Sul quadrante sono riportate, come per l'amperometro precedente, le informazioni necessarie per il suo corretto utilizzo. Si evidenzia una stella a cinque punte con all’interno il numero “2” che sta  a significare che la tensione di prova isolamento corrisponde a 2000 V. Il simbolo della sinusoide identifica il solo funzionamento, dello strumento, in corrente alternata. Lo strumento può funzionare in modo corretto, sia montato in posizione verticale che orizzontale. 

 

 Sul retro, si osserva un disegno che illustra lo schema di connessione. I terminali di collegamento devono essere collegati a un adeguato trasformatore amperometrico (TA da 200/5). Lo strumento è stato sottoposto a un lieve restauro e le prove di funzionamento hanno dato esito positivo.

Il funzionamento dello strumento è descritto in diversi manuali e testi sugli strumenti a ferro mobile, come indicato nella bibliografia (2,4).


 

Amperometro da quadro a ferro mobile C.G.S – HC13E n.208925 (foto n.7 e n.8)

Caratteristiche:

  • Fondo scala: 300A
  • Diametro esterno: 16 cm
  • Profondità: 17 cm (con collegamenti realizzati in tondo di rame pieno del diametro di 20 mm e attacco a capicorda da serrare con viti filettate)
  • Custodia in metallo e vetro



Questo amperometro da quadro ad inserzione diretta, in base al modello e al numero di matricola, risale probabilmente all’inizio del ‘900. La scala non è lineare ma è stata ricavata sperimentalmente, con una portata massima di 300 A. Identificato dalla sigla "HC", è a ferro mobile e può misurare la corrente alternata. Lo strumento era fissato su un pannello portante con il quadrante in posizione verticale e veniva utilizzato per misurare l’intensità di corrente. Per evitare che l’ago vada fuori scala, sono presenti due arresti ai lati.




Sul quadrante, al centro, si nota la scritta "AMP" e, appena sotto, sulla calotta di protezione, il logo della ditta con la scritta "ISTRUMENTI di MISURA C.G.S. MILANO – MONZA". La peculiarità di questo amperometro è la portata di fondo scala di ben 300 A. I morsetti sono situati nella parte posteriore e sono notevolmente grandi per gestire l'intensità della corrente elettrica fino a 300 A. Come si può osservare dalle foto n.8.1 e n.8.2 relative all’interno dello strumento, essendo ad inserzione diretta, una spira di sezione elevata crea il campo magnetico, utile per la rilevazione della misura dell’intensità della corrente elettrica. Il funzionamento del equipaggio a ferro mobile si evince nella figura n.3 a pag. 53 del Elektrische Und Warmetechnische Messungen Hartman & Braun AG Frankfurt – 1941.(Sitografia (7)  
   

 

Voltmetro da quadro a ferro mobile C.G.S – HC13 (foto n.9 e n.10)

Caratteristiche:

  • Fondo scala: 4 kV
  • Classe: 1,5
  • Diametro esterno: 16 cm
  • Profondità: 9 cm (con collegamenti)
  • Custodia in metallo, con vetro fissato tramite una corona in ottone


Questo strumento può risalire alla prima metà degli anni ’20. La scala non è lineare, ma è stata ricavata sperimentalmente, con una portata massima di 4 kV. La scala di misura consente di leggere valori di tensione tra 0 e 4 kV, con tacche ogni 100 V e indicazione numerica ogni kV.



Sotto il quadrante, una caratteristica targhetta in ottone di forma ovale reca la scritta "ISTRUMENTI  DI MISURA Milano C.G.S. Monza". Subito sotto questa targhetta è presente una vite di regolazione per la taratura del punto zero. Sul retro del voltmetro si trovano i due morsetti per il collegamento al circuito esterno. Sopra questi due morsetti è avvolta la resistenza posta in serie a uno dei morsetti dello strumento. Poiché sul quadrante dello strumento è riportata la scritta "3000/100", i terminali di collegamento devono essere tassativamente collegati a un adeguato trasformatore voltmetrico (TV) con l'indicato rapporto di trasformazione. Questo oggetto faceva sicuramente parte di un gruppo di strumenti di misura e controllo, tipici dei pannelli delle centrali elettriche di produzione.

Considerata la notevole età dello strumento, questo è stato sottoposto a un lieve restauro senza essere aperto, e il suo funzionamento non è stato verificato.


 

Voltmetro magnetoelettrico da quadro C.G.S. – HW13 OI n.855468  (foto n.11 e n.12)

Caratteristiche:

  • Due scale graduate per diverse portate: 100 V e 300 V
  • Classe: 1,5
  • Diametro esterno: 16,4 cm
  • Profondità: 12 cm (con collegamenti)
  • Custodia in metallo e bachelite

La sigla “HW” negli strumenti C.G.S. indica che l'equipaggio è a bobina mobile immersa nel campo di un magnete permanente. La particolarità costruttiva, il modello e il numero di matricola suggeriscono che questo strumento risale agli anni '30 del Novecento. Sul quadrante, in alto, si nota il logo della ditta. La scala lineare è tipica degli strumenti magnetoelettrici. Sotto la scala si legge “V” e in basso a sinistra c’è la sigla HW13OI con subito sotto il numero di matricola..



Il quadrante presenta due scale graduate in modo lineare. La scala inferiore ha una portata di 100 V in corrente continua, con tacche numerate ogni 20 V e una risoluzione di lettura di 2 V. La scala superiore ha una portata di 300 V, sempre in corrente continua, con tacche numerate in prossimità di 100, 200 e 300 V, con una risoluzione di lettura di 5 V. Sotto il quadrante, una caratteristica targhetta in ottone di forma ovale reca la scritta "ISTRUMENTI DI MISURA C.G.S.”.Sul retro del voltmetro si trovano i due morsetti per il collegamento al circuito esterno. Lo strumento è stato reperito in buone condizioni estetiche e funzionali, motivo per cui non si è effettuato alcun intervento di manutenzione, ma solo una semplice pulizia seguita da una verifica del corretto funzionamento. bibliografia (3,4). 

 

Conclusioni

È trascorso quasi un secolo da allora e, come sappiamo, la tecnologia ha compiuto progressi incredibili. Nel settore della strumentazione di misura: nessuno avrebbe mai immaginato anche la possibilità di poter gestire da remoto qualunque funzione ad essa deputata. Oggi, per i giovani della generazione Zeta, così come per quelli delle generazioni precedenti, questo mondo altamente tecnologico potrebbe sembrare scontato. È importante, tuttavia, che conoscano il nostro passato e, soprattutto, che non venga mai dimenticato. Capire l'evoluzione degli strumenti di misura non solo offre un apprezzamento per i traguardi tecnologici raggiunti, ma anche un rispetto per il lavoro e l'ingegnosità che hanno posto le basi per le tecnologie moderne.

                                                                                                           i4civ.onorio@gmail.com


Bibliografia

1.     L.Olivieri e E:Ravelli Elettrotecnica – Misure elettriche Vol III CEDAM Padova 1962, da pag. 342 a pag. 360.

2.     L.Olivieri e E:Ravelli Elettrotecnica – Misure elettriche Vol III CEDAM Padova 1962, pp 133-135

3.     L.Olivieri e E:Ravelli Elettrotecnica – Misure elettriche Vol III CEDAM Padova 1962, pp 120-126

4.     J.H. Fewkes and J. Yarwood, Electricity, Magnetism, and Atomic Physics. Vol. I – University Tutorial Press LTD near Cambridge London 1956 pp 87 – 89.


Sitografia

5    https://it.wikipedia.org/wiki/CGS_(azienda)

6   https://www.retearchivibiellesi.it/entita/4637-c-g-s-istrumenti-di-misura

7https://www.alte-messtechnik.de/archiv/daten/elektrische-und-waermetechnische-messungen-1941.pdf

La presente descrizione è stata pubblicata su RadioKit Elettronica del mese di dicembre 2024 a pag.63


 

I4CIV         Onorio Cenni


Quansheng UV-k5 (8) la regina delle radio palmari che operano in VHF/UHF


Alcune informazioni per il miglior utilizzo di questa radio

 

Caratteristiche del palmare

La radio Quansheng UV-K5 è stata definita da qualcuno come la “regina” delle radio palmari. Scopo di questo articolo è la conoscenza delle sue potenzialità e delle sue caratteristiche tecniche, al fine di poter esprimere una valutazione per verificare se il titolo che le viene attribuito corrisponde alla realtà. Questo palmare, uscito nella prima versione con la denominazione UV-K5, è prodotto dalla ditta Quansheng (di produzione cinese) ed è comparso per la prima volta sul mercato “on line” nel mese di marzo 2023. Il palmare addotta la stessa “filosofia” dei palmari prodotti dalla Baofeng ma con ulteriori ed importanti migliorie dovute ad una tecnologia più evoluta. Si tratta di una radio analogica molto economica il cui prezzo può variare, a seconda dei venditori, da circa 20 a 25 euro. Questa radio è predisposta per ricevere e trasmettere in banda VHF ed UHF. Il pacchetto, contenente la radio con i suoi accessori, mi è arrivato dopo 12 giorni dalla data dell’ordine di acquisto e nella stessa confezione vi era anche il cavetto di programmazione che avevo ordinato a parte lo stesso giorno. Non ci sono dazi da pagare, poiché la spedizione avviene, di solito, da paesi europei. Il pacchetto che ho ricevuto si presenta ben confezionato (foto n.1);



nel suo interno sono contenuti i seguenti oggetti: un piccolo manuale con le istruzioni d’uso, in lingua inglese e sufficientemente dettagliato; la radio vera e propria; un pacco batteria al litio da 7,2 V e 1600 mA; un’antenna a stilo per un utilizzo generico provvista di un connettore SMA, dello stesso tipo utilizzato nei palmari Baofeng; una clip in materiale plastico da fissare sul retro della radio; un laccetto per trattenere la radio al polso della mano e, per ultimo, un caricabatteria a vaschetta. Dopo aver fissato i suoi accessori, la radio si presenta con un aspetto gradevole e, pur essendo di modeste dimensioni, è molto compatta.(foto n.2) Sul frontale del palmare possiamo notare, posizionato sulla parte alta, lo schermo LCD. Appena sotto ad esso si trova l’altoparlante ed il microfono integrato, poco più in basso la pulsantiera. Sul lato sinistro è posizionato un pulsante rettangolare con la funzione di PTT e sotto di esso vi sono altri due pulsanti più piccoli, programmabili per una doppia funzione. Dal lato opposto, uno sportellino in gomma serve per proteggere due prese jack per l’attacco dell’auricolare e della programmazione (anche queste prese jack sono identiche a quelle dei palmari Baofeng). Ancora più sotto vi è posizionato un altro piccolo sportellino, sempre in gomma, che protegge un presa USB-C che viene utilizzata per la ricarica della radio: questa presa è compatibile sia con il caricatore di un comune cellulare che con un power-bank.



Infine, sulla parte alta del palmare, è posizionato il connettore SMA maschio per l’attacco dell’antenna e di lato vi è una manopola per l’accensione della radio e la regolazione del volume audio (nel mezzo dei due vi è un LED).

 

Firmware

Le radio palmari Quansheng nella versione UV-K5, K5(8), K6 e K5 plus, pur presentandosi con un involucro leggermente diverso, hanno lo stesso hardware e la stessa potenza di uscita. Anche il chip processore BK 4819 è lo stesso per tutte, il quale è in grado di funzionare anche con firmware più complessi di quelli del produttore. Lo stesso produttore, sul suo sito ufficiale: http://en.qsfj.com/support/downloads/, mette a disposizione il software per la programmazione delle memorie e quello per eseguire l’upgrade del firmware, e poi periodicamente rilascia un aggiornamento. Inoltre digitando su un qualsiasi motore di ricerca la stringa “UV-K5 firmware” si trovano dei firmware sperimentali e alternativi che consentono di espandere la banda di frequenze in ricezione e trasmissione, in sintonia quasi continua. Si riesce così ad avere un range che parte da circa 18 MHz fino a 1300 MHz nelle modalità FM - AM e DSB. In questo intervallo di frequenze sono comprese le bande assegnate ai radioamatori e cioè quelle dei 18, 21, 24, 28, 50 MHz, come pure i 70 MHz. In VHF la frequenza dei 144-146 MHz mentre in UHF quella dei 430-440 MHz fino ai 1296 MHz. Atri gruppi di appassionati hanno implementato l’indicazione dello S-Meter, il bar-grafic, il mic-gain, lo spectrum, ecc.. Un ottimo firmware che consiglio, è scaricabile al seguente link: https://www.universirius.com/preppers/quansheng-uv-k5-manuale-del-firmware-ijv/#Sito-ufficiale. Tale firmware è in grado di aumentare notevolmente le potenzialità di questa radio, al punto che lo sviluppatore ha dovuto riscrivere il manuale d’uso dal momento che le nuove funzioni, sono notevolmente differenti da quelli originali. Infine, utilizzando alcuni tool disponibili on-line, è possibile compilare un firmware personalizzato. Risulta evidente che i programmatori di firmware, diversi dall’originale, declinano ogni responsabilità nel caso che la radio venga utilizzata fuori dalle bande programmate dal produttore e qualunque infrazione è a proprio rischio e pericolo. Va inoltre ricordato che la trasmissione nelle bande di frequenza assegnate ai radioamatori necessita del possesso della patente e della licenza di radioamatore. Inoltre sul sito internet: https://github.com/amnemonic/Quansheng_UV-K5_Firmware è possibile trovare tutte le informazioni per ampliare le conoscenze su questo palmare. Per modificare/aggiornare il nostro UV-K5 dovremo iniziare sostituendo il firmware originale con uno differente che sceglieremo in base alle nostre esigenze.

 

Aggiornamento firmware  

Per poter eseguire l’aggiornamento/modifica del firmware dovremo procedere inserendo, in una presa USB del personal computer, un apposito cavo USB-TTL modello Baofeng che abbia all’interno un chip seriale per generare una porta COM RS232 virtuale. Per accertarsi che il cavetto sia connesso in modo corretto, dovremo seguire il percorso: Pannello di controllo - poi - Gestione dispositivi e dovremo osservare che fra le diverse porte COM il cavo di programmazione sia collegato (come esempio alla porta COM 3). Prima di caricare il firmware nella radio bisogna aver scaricato il programma K5prog_win_v x.xx scegliendo l’ultima versione disponibile. Con questo programma potremo salvare i dati di configurazione e calibrazione registrati nelle EEPROM, in modo che se si dovessero riscontrare problemi possa essere possibile ripristinare la radio allo stato iniziale. Si collega il cavo del computer alla radio e si accende normalmente (user mode), si avvia K5prog_win. e tramite i bottoni “Read Configuration” e “Read Calibration” (foto n.3)  si salvano questi due file in un una cartella a parte. 


Nel caso si dovesse riportare la radio come programmata dal costruttore, non è sufficiente ri-installare il firmware originale ma si dovranno anche caricare i file “my­_configuration” e “my_calibration” con il programma K5prog_win tramite i pulsanti “write configuration” e “write calibration”. Spegneremo la radio perché dovremo impostarla in modalità “aggiornamento” procedendo come segue. Tenendo premuto il tasto del PTT della radio dovremo contemporaneamente ruotare in senso orario il pomello di accensione della radio, il LED della torcia si illumina di colore bianco fisso, a conferma della corretta inserzione del doppio jack del cavetto di programmazione, mentre il display della radio rimane spento segnalandoci che la radio è riconosciuta dal computer e quindi pronta per essere programmata. Dovremo avviare il programma K5prog_win. Dovremo scegliere sul programma la giusta porta COM e cliccare su “connect” tramite il programma K5prog_win dovremo selezionare il firmware che vogliamo scaricare e che abbiamo messo precedentemente nei download. Si avvierà in questo modo “la procedura” durante la quale potremo vedere che il LED della radio lampeggia in modo costante, mentre sul monitor del computer vedremo scorrere i vari indirizzi, mentre osservando la parte bassa dello schermo noteremo l’avanzamento della barra di completamento. L’operazione non è velocissima, evidenziabile anche nel caso si debbano caricare dei firmware abbastanza piccoli, in quanto la porta seriale comunica soltanto a 38.400 Baud. Al termine dell’operazione potremo constatare a video che l’aggiornamento è avvenuto con successo. Dopo aver caricato il firmware, occorre ricordarsi di cliccare su “disconnect” altrimenti la porta seriale COM potrebbe restare impegnata e non ci permetterebbe di fare eventuali operazioni successive. Fatto ciò potremo staccare, dalla radio e dal computer, il cavetto di programmazione. Va tenuto presente che a seguito dell’installazione dei nuovi firmware potrebbero essere necessarie alcune  regolazioni delle nuove funzioni. Riaccenderemo nuovamente la radio riprogrammata mediante il nuovo firmware e potremo notare sul dispaly la scritta “Welcome” oppure qualche altro tipo di messaggio. Dopo questo aggiornamento evidenzio solamente alcune regolazioni. Una di queste è il Reset del VFO da eseguire nelle modalità indicate sul manuale. Un’altra è necessaria poiché il firmware che implementa l’uso della DSB si scontra con in chip programmato per FM e pertanto è possibile che la sensibilità di ricezione sia stata ridotta notevolmente ed allora dovremo provvedere alla regolazione del Gain per aumentare o diminuire la sensibilità del ricevitore. Per poter eseguire questa regolazione occorre attivare Monitor (aprire lo squelch), deve comparire M+0 al centro a sinistra, (M sta per MAN). In ricezione AM, verificare di essere in MAN e non in FAST o SLOW mediante una lunga pressione del tasto 1. La stessa modalità si ha con il menù 54 RX AGC. In FM l’AGC è sempre in MAN. Quindi premere il tasto F, deve comparire il simbolo F nella riga in alto del display. Dovremo poi pigiare i pulsanti SU e GIU per poter trovare, per la nostra radio, il valore ottimale del Gain e memorizzare il nuovo valore premendo a lungo il tasto M. Una nuova modalità è quella dell’inserimento della frequenza oltre 1000 MHz in un singolo VFO che si esegue in questo modo: occorre mettersi in modalità singolo VFO: F+2A/B e quindi inserire la frequenza desiderata.(foto n.4) 



La ricezione in AM risulta migliorata fino ad ottenere il funzionamento in DSB come se si avesse la ricezione in AM con il BFO. La DSB (banda laterale inferiore e superiore con soppressione della portante) come pure il CW si ha sia in ricezione che trasmissione e si attiva premendo a lungo il tasto 0 passando così da FM AM e poi DSB con visualizzazione dello steep. Il firmware inoltre estende la banda a partire da 18 MHz fino a 1300 MHz (88-108 MHz compresi) con un buco in RX tra 620 e 840 MHz. Inoltre, se saremo in prossimità di qualche aeroporto, potremo sintonizzarci sulla banda aereonautica ed ascoltare in AM le comunicazioni fra i piloti di aerei e la torre di controllo. Per default solamente per la gamma dei 144 e 432 MHz, la trasmissione è abilitata, tutto il resto solamente in ricezione. E’ comunque possibile attivare anche la trasmissione, su altre frequenze, ma è vivamente sconsigliato poiché i filtri della radio sono predisposti solamente per i 144 MHz e 432 MHz. Nelle altre bande, da alcuni test eseguiti, è stato riscontrato che passando in trasmissione si hanno solamente pochi milliwatt in uscita e tantissime armoniche e quelle di maggior potenza potrebbero ricadere in banda aereonautica o civile ed arrecare notevoli disturbi sulla ricezione, pertanto è sconsigliato abilitare la trasmissione fuori dai 144 e 432 MHz. Sono inoltre predisposte tante altre funzioni, alcune delle quali possono essere più o meno usate delle precedenti. E’ previsto uno scrambler integrato da attivare con lo scopo di “mascherare” il parlato, durante la comunicazione. Per l’uso di questa funzione, ricordo che la modalità scrambler è vietata nelle comunicazioni radioamatoriali. Mediante un'altra interessante funzione potremo copiare i settaggi da una radio all’altra, nel caso avessimo a disposizione due radio uguali. Per copiare i settaggi potremo agire in questo modo: dovremo accendere la radio che dovrà ricevere i dati. Per l’accensione dovremo prima tenere premuti il pulsante PTT assieme al pulsante più piccolo che è posizionato immediatamente sotto, poi a radio accesa dovremo selezionare una frequenza libera, ad esempio 429.000 MHz e, di seguito, dovremo premere EXIT. La radio già programmata, dovremo accenderla allo stesso modo della prima, ed anche su questa, dovremo impostare la stessa frequenza e quindi dovremo premere MENU. In questo modo viene avviata la trasmissione dei dati, da una radio all’altra. Il tempo richiesto può essere di qualche minuto e poi alla fine della trasmissione avremo le due radio perfettamente identiche nella programmazione. Un altro modo per trasferire i dati è via software mediante il collegamento, con un cavo dedicato, dalla radio al computer, ma la procedura precedentemente descritta risulta più semplice, pratica ed intuitiva. Dalle poche funzioni precedentemente illustrate, risulta evidente che, con l’installazione di questo nuovo firmware, siano state accresciute le potenzialità della radio.

  

 Considerazioni finali

Sono stato volutamente sintetico nella descrizione, perché una più approfondita analisi avrebbe richiesto svariate pagine della nostra rivista. Comunque dall’analisi delle funzionalità precedente espresse, in maniera semplice e ridotta, si può già osservare come questa radio palmare abbia notevoli potenzialità che possono poi essere implementate in base agli aggiornamenti firmware. Infatti mediante una ricerca in rete è possibile integrare tutte quelle informazioni mancanti, in modo da soddisfare le maggiori esigenze degli utilizzatori più evoluti. Al termine di queste brevi considerazioni ritengo che l’aggettivo attribuito a questo palmare, all’inizio dell’articolo, sia giustamente appropriato e che il titolo di “regina” delle radio palmari possa essere ancora mantenuto per qualche tempo, almeno fino a quando la ricerca ed il progresso tecnologico, sempre in continua evoluzione, ci metteranno a disposizione nuove radio che avranno potenzialità superiori.

                                                                                                  i4civ.onorio@gmail.com

Riferimenti:

Le funzionalità descritte si riferiscono ai firmware reperibili al momento della stesura del presente articolo

https://www.universirius.com/preppers/quansheng-uv-k5-manuale-del-firmware-ijv/#Sito-ufficiale

http://en.qsfj.com/support/downloads/

https://github.com/amnemonic/Quansheng_UV-K5_Firmware

La presente descrizione è stata pubblicata su RadioKit Elettronica del mese di marzo 2024 a pagina 40.

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