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STRUTTURA MECCANICA PER LA ROTAZIONE E
L’ELEVAZIONE DI UN ANTENNA PARABOLICA
Realizzazione e dettagli
costruttivi
Prima parte
Premessa
La struttura che andrò a descrivere per movimentare un
antenna parabolica del diametro di circa 2 metri (foto
n.1) è stata realizzata in un arco temporale che comprende l’inizio
della prima emergenza Covid-19 fino alla successiva emergenza innescata dalla
seconda ondata della pandemia. Anche io, come del resto tutti, mi sono
improvvisamente ritrovato a dover rimanere chiuso in casa e di conseguenza avere
una maggiore disponibilità di tempo libero che, in condizioni normali, non
avrei potevo avere. Così ho cercato di fare in modo che questa maggior disponibilità
di tempo si potesse trasformare in una “opportunità” in modo da potermi dedicare
a quelle autocostruzioni che solitamente avrei praticato nei brevi ritagli di
tempo. Con questa “opportunità” sono riuscito a portare a termine questo
progetto superando anche quelle difficoltà che nei periodi di massima
restrizione impedivano l’acquisto dei componenti, costringendomi ad utilizzare solamente il materiale che avevo disponibile in casa in
quel momento.
Il progetto è stato abbastanza complesso sia per la quantità
dei componenti necessari, che per la sua realizzazione e per il tempo occorrente,
però fortunatamente molti componenti sono facilmente reperibili. Volendo
adottare alcune soluzioni impiegate in questo progetto il lavoro potrebbe
risultare meno impegnativo e più sbrigativo anche in termini di ore impiegate. Sicuramente
alcune soluzioni saranno note ma ritengo che poterle condividere sulle pagine
della nostra rivista possano essere utili per ricavarne spunti e soluzioni da applicare
in altre simili realizzazioni e soprattutto cercare di migliorarle.
La descrizione che seguirà fa riferimento solamente alla parte
hardware del sistema antenna citato, senza tenere conto di tutto quello che occorre
per completare tutta la catena di ricezione e di trasmissione.
La struttura, nel suo complesso, è stata realizzata per la movimentazione
di una parabola sia sul piano orizzontale che su quello verticale (figura n.1)

per essere utilizzata in un impianto di medie
dimensioni che richiede l’impiego di apparecchiature affidabili e durature dal
punto di vista delle prestazioni meccaniche ed elettroniche. Come noto la
maggior parte dei rotori e dei relativi control-box disponibili in commercio sono
in grado di soddisfare le normali applicazioni in quanto consentono la rotazione
completa del sistema di antenna in circa
un minuto con una risoluzione sul puntamento di solamente 5 gradi. Con queste caratteristiche
rotori del genere non sono assolutamente adatti per eseguire la movimentazione
di antenne paraboliche che richiedono invece un puntamento molto più preciso a
causa del fascio di ricezione/trasmissione molto stretto. Inoltre le stesse
antenne paraboliche richiedono rotazioni molto lente e quindi con tempi di rotazioni
più lunghi e letture dei gradi di posizionamento più precise, con la lettura
almeno di 1 grado. L’autocostruzione, resta una ottima soluzione che, oltre a farci
risparmiare sui costi nei confronti dei prodotti commerciali pronti all’uso, ci
gratifica con soddisfazione ed apprendimento. In questo progetto il rotore presenta
una bassa velocità di rotazione ed una buona precisione sulla lettura dei gradi
di posizionamento della parabola, inoltre sono stati eliminati i “giochi
meccanici” che solitamente si riscontrano fra gli accoppiamenti delle parti in
movimento. Le prestazioni meccaniche risultano piuttosto elevate dal momento che
è stato utilizzato, per la rotazione, una vite senza fine direttamente
collegata al palo di rotazione. Gli ingranaggi a vite senza fine sono in grado
di garantire una elevata resistenza alla torsione e conseguentemente una
maggiore affidabilità di tutto il sistema. Inoltre per questo rotore è stata prevista
la possibilità di ridurre la velocità di rotazione con lo scopo di avere un
puntamento più facile e preciso della parabola.
La prima parte di questa descrizione prende in esame il
rotore di direzione azimutale, detto (AZ) ed il suo dispositivo di fine corsa. Nella
seconda parte viene trattato il rotore di elevazione, detto (EL) con i
relativi circuiti di comando ed il dispositivo di rivelazione della posizione digitale
per terminare, nella terza parte, con la taratura del control-box , la descrizione
del palo carrellato e della procedura di installazione della parabola.
Rotore di
direzione (AZ)
Per la costruzione di questo
rotore (foto n.2)

ho utilizzato un riduttore provvisto di ingranaggio a vite senza fine
con gli alberi di rotazione sfasati fra di loro di 90°. Questi riduttori sono utilizzati,
in unione a dei motori elettrici, in impianti sottoposti generalmente a
condizioni gravose con continuativi ed elevati
regimi di rotazione. La loro costruzione è di ottima fattura ed il gruppo di
riduzione essendo realizzato ad “ingrassaggio a vita” è praticamente indistruttibile.
In Italia ci sono parecchie aziende che producono questi gruppi di rotazione
che si possono quindi acquistare presso i centri di ricambi di materiale
industriale, oppure in vendita on-line. I prezzi di vendita sono in linea con
la qualità dei prodotti forniti. Questi
gruppi di riduzione si possono comunque reperire anche usati in condizioni pari
al nuovo, presso i centri di demolizione di materiali ferrosi. Il riduttore che
ho usato in questo progetto è stato reperito in uno di questi centri ed è stato
pagato circa la metà del suo costo riferito al prodotto nuovo.
L’impiego di un tale riduttore si presta molto bene come parte
componente per la realizzazione di un rotore preciso ed affidabile. Per la
completa costruzione del rotore servono solamente pochi altri componenti da abbinare
al riduttore. Questi componenti da aggiungere sono un motore elettrico ed un dispositivo
di fine corsa che sia in grado di bloccare
la rotazione del motore quando il dispositivo da azionare abbia compiuto una rotazione
completa e, per ultimo, serve un “sensore” che sia in grado di rilevare la direzione
assunta dall’antenna.

Il riduttore a vite senza fine che ho utilizzato (foto n.3) è marcato dalla SITI e presenta un rapporto
di riduzione di 15/1 vale a dire che per avere un giro dell’albero condotto
sono necessari 15 giri sull’albero di presa. Questo riduttore è dotato di una flangia
per essere fissato al motore che provvedere a trasferire la sua forza motrice. L’albero
di presa è quello che va collegato al motore mentre l’albero condotto è quello
che mediante un adeguato accoppiamento va fissato al palo che provvede alla
rotazione dell’antenna. Lungo l’asse dell’albero è presente una piccola scanalatura
che mediante una chiavetta da incastrare nei suoi incavi provvede a bloccare i
dispositivi ad essi collegati. Come tutti gli ingranaggi a vite senza fine, il
moto di rotazione è irreversibile ovvero l’albero di presa può far girare
l’albero condotto, come è giustamente logico che sia, ma non è possibile il
contrario e per questo motivo il riduttore agisce in maniera efficace da freno
meccanico, poiché quando il rotore è fermo il sistema è autobloccante. L’elevata
resistenza e la coppia di torsione è in funzione del tipo di riduttore utilizzato
con valori che possono spaziare da qualche centinaio fino a qualche migliaio di
Nm. Un aspetto molto importante è che l’albero condotto, che si può intravedere
nella cavità inferiore della flangia, dispone di un foro del diametro di 7 mm
ed una vite laterale esagonale che servirà per bloccare il dispositivo di
rivelazione della direzione. Il dispositivo che ho utilizzato per avere l’indicazione
della posizione dell’antenna è un potenziometro multigiri. Il potenziometro dovrà avere un valore di 10
kohm e 10 giri di rotazione: vanno bene anche altri similari che sono facilmente
reperibili dai rivenditori di elettronica, come pure può essere acquistato anche
on-line come ho fatto io. Il potenziometro, mediante la sua vite, andrà fissato
sotto la flangia mentre il perno andrà infilato nel foro dell’albero condotto e
con questo reso solidale stringendo la vite laterale. E’ molto importante proteggere
il potenziometro dalle infiltrazioni di acqua e per questo ho realizzato una
copertura di alluminio a forma di bicchiere che lo avvolge tutto attorno (foto n.4). Il cavo
tripolare collegato ai terminali del potenziometro deve fuoriuscire dalla parte
laterale dello stesso bicchiere. Sul fondo del bicchiere deve essere praticato un
piccolo foro per evitare, al suo interno, la formazione di condensa.

Per quanto riguarda il motore che andremo ad utilizzare per
movimentare il gruppo vite senza fine è necessario conoscere il numero dei giri
dello stesso motore che andremo ad impiegare. Partendo dal presupposto che
l’antenna debba compiere un giro completo di 360° in un tempo di un minuto cioè
1 rpm ( vedremo di seguito poi come modificare il giro completo in un tempo
maggiore) e sapendo che il rapporto di riduzione del nostro riduttore è di 15/1,
il motore da impiegare dovrà avere un
regime di rotazione pari a 15 rpm. Sicuramente non sarà facile poter disporre di un motore che abbia questo
preciso valore ma avremo comunque la possibilità di poter arrivare a questo
valore partendo anche da valori differenti. Il motore che ho reperito per
questo scopo (foto n.5) era utilizzato per
azionare il tergicristallo di una automobile ed è stato recuperato presso un centro
di demolizioni auto.

Questo motore funziona in corrente continua con una
tensione nominale di 12 V. Risulta importante accertarsi che il conduttore di
alimentazione negativa non sia collegato alla carcassa metallica del motore.
Nel caso lo fosse occorre fare in modo di scollegarla. Il motore è provvisto di
un riduttore di giri in grado di garantire una notevole forza di rotazione
poiché è impossibile fermarlo con le mani. Questo motore, quando è alimentato a
12 V, ha un regime di rotazione è di circa 60 rpm, valore che può essere diminuito
riducendo la tensione di alimentazione senza avvertire perdite di potenza. Non
essendo possibile ridurre la sua velocità al valore di 15 rpm, la soluzione che ho adottato è stata
quella di fissare un piccolo ingranaggio sul perno del motore ed un ingranaggio
di dimensioni maggiori con rapporto di 1/4 sul perno dell’albero di presa: i
due ingranaggi risultano perfettamente allineati fra loro e ruotano assieme per
mezzo di una piccola catena protetta da un “carter” (foto
n.6).

Questa soluzione partendo da 60 rpm consente di ridurre la velocità
di rotazione al valore di 15 rpm e pari al numero di giri che serve per l’albero
di presa affinché l’albero condotto possa fare 1 rpm. Dall’unione di queste parti si ottiene praticamente
il rotore: ora dobbiamo realizzare l’accoppiamento fra l’albero condotto ed il
palo che deve far ruotare l’antenna. Questo si ottiene con l’impiego di un giunto
elastico che è particolarmente indicato per gli impianti di antenne di grandi
dimensioni. Questo giunto permette un corretto accoppiamento meccanico del
rotore con il mast o palo di supporto delle antenne e serve per compensare
inevitabili spostamenti assiali, radiali ed angolari degli stessi. Inoltre
ammortizza in maniera eccellente i fortissimi urti provocati da raffiche di
vento o dalla partenza o inversione di rotazione e frenata del rotore, oltre a
prevenire le inevitabili rotture a fatica delle parti meccaniche in movimento (foto n.7).

La stella dentata elastica utilizzata è di
media durezza e si innesta da una parte nell’albero condotto mentre dalla parte
opposta entra con precisione all’interno di un palo zincato da 1 pollice e
mezzo: queste parti sono bloccate con una vite passante di acciaio inox da 5mm.
Dispositivo di
fine corsa
Il dispositivo di fine corsa, di tipo elettromeccanico, è
stato realizzato con due diodi e due microswitch inseriti all’interno di un
piccolo contenitore Teko mod. P/1.2 delle dimensioni 85 x 56 x 35,5 mm (foto n.8).
Il contenitore è posizionato in
corrispondenza dell’albero motore dato che una levetta ad esso collegata dovrà azionare,
nei punti prestabiliti, l’apertura dei contatti dei corrispondenti microswitch
in modo da interrompere l’alimentazione al motore e bloccarne la rotazione.
Questo dispositivo deve essere inserito in serie al motore (figura n.2) poiché i diodi ed i microswitch,
opportunamente collegati, permetteranno al motore in corrente continua di
essere alimentato, sia in un verso che nell’altro così da poter ruotare
indifferentemente in una direzione o nell’altra.

Il funzionamento avviene in questo modo: premendo il pulsante
di sinistra P2A, posto sul pannello frontale del control-box, alimenteremo il
pin 2 del motore con una tensione positiva. Il motore inizierà a ruotare in
senso antiorario fino a quando la levetta posta sull’albero motore andrà ad
azionare, in corrispondenza del fine corsa prestabilito, l’apertura del contato
del microswitch M2 per interrompere l’alimentazione al motore. Successivamente
premendo il pulsante di destra P2B, posto sul pannello frontale del
control-box, alimenteremo dal pin 1 il motore con una tensione positiva essendo
chiuso il contatto del microswitch M1 mentre il contatto M2 essendo
momentaneamente aperto si trova ad essere bypassato dal diodo D2 in stato di
conduzione. In questo modo il motore inizierà a ruotare in senso orario fino a
quando la levetta, posta sull’albero motore, si troverà in corrispondenza
dell’altro fine corsa per azionare l’apertura del contato M1 ed interrompere
l’alimentazione al motore stesso. La rotazione del motore in senso antiorario
riprenderà premendo nuovamente il pulsante P2A che alimenterà nuovamente il pin
2 con una tensione positiva, essendo chiuso il contatto M2 mentre l’altro
contatto M1 essendo momentaneamente aperto sarà bypassato dal diodo D1 in stato
di conduzione.
La presente descrizione è stata pubblicata su Radio Kit Elettronica del mese di ottobre 2021 a pag. 10
Continua.........
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